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Vecchie e nuove asimmetrie: l’Europa di fronte alla guerra

La dipendenza dei paesi europei dalla Russia non si limita alle fonti energetiche, si estende anche ad alcune materie prime e beni intermedi chiave. Risulteranno impoverite le economie più dipendenti dall’export come la Germania e le più indebitate come l’Italia. Da Eticaeconomia.

I canali attraverso cui la guerra sta trasmettendo i suoi effetti sull’economia sono molteplici (Pisani-Ferry, Bruegel, 2022). Una crescita esponenziale dell’incertezza, che deprime i consumi e gli investimenti con effetti recessivi su PIL e occupazione. Un aumento delle tensioni sui mercati dell’energia e delle materie prime, legati alle sanzioni economiche imposte alla Russia, che, sommandosi ai colli di bottiglia già causati dalla pandemia (Baldwin e Freeman, VoxEU, 2021) destabilizza ulteriormente le catene globali del valore (GVC), stanno mettendo a rischio intere filiere industriali. La crescita dell’inflazione, iniziata nel 2021 ed acceleratasi negli ultimi mesi, che se da un lato induce le aziende a posticipare gli investimenti e a tagliare la produzione, dall’altro erode il potere d’acquisto delle famiglie (si veda il recente contributo di Aprea sul Menabò). Nel medio termine, ciò potrebbe accelerare il processo di “deglobalizzazione” (Dadush, Bruegel, 2022), spingendo verso una frammentazione del sistema commerciale globale in due blocchi – uno incentrato sugli Stati Uniti e l’altro sulla Cina (Bekkers and Goes, VoxEU, 2022).

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