I lavoratori del solare negli Usa sono cresciuti del 20% superando quelli attivi nel settore dell’estrazione di petrolio e gas. Intanto uno studio del DoE mostra i benefici degli State Renewable Portfolio Standard americani su emissioni, occupazione e prezzi dell’energia
Dagli Stati Uniti arrivano due notizie, contenute in altrettanti report, che dimostrano come le rinnovabili facciano bene al Paese. La prima è che gli occupati del 2015 nel settore fotovoltaico, per il terzo anno di fila, sono cresciuti del 20%, superando il numero di chi lavora nell’oil & gas.
La seconda notizia è che, secondo uno studio del DoE, la politica delle quote obbligatorie di rinnovabili, in un solo anno (il 2013), ha prodotto un risparmio di oltre 2 miliardi di dollari per la CO2 evitata, altri 5 miliardi per riduzione degli inquinanti atmosferici, ha consentito di creare finora oltre 200mila occupati nell’energia pulita e ha fatto scendere i prezzi sia dell’elettricità che del gas.
Lo studio sull’occupazione nel solare
Il primo studio è il National Solar Job Census 2015 (allegato in baso) della Solar Foundation, una ong che promuove il solare. Mostra come a fine 2015 negli States gli occupati nel FV sono arrivati a 209mila.
Gli addetti nel FV statunitense sono, dunque, più di quelli che operano nell’industria dell’oil&gas: nell’estrazione di petrolio e gas naturale, infatti, a fine dicembre erano occupati 187.200 statunitensi, circa 13.800 in meno rispetto ad un anno prima.
Per fonire un altro termine di paragone, solo per l’installazione il FV ha il 77% di posti di lavoro in più rispetto a quelli dell’estrazione del carbone, che ha circa 68mila occupati.