Si è ufficialmente aperta, con la conferenza stampa nazionale di qualche giorno fa, la campagna di raccolta di firme per la proposta di legge popolare Un’altra difesa è possibile, promossa unitariamente dalle sei reti del panorama pacifista e nonviolento italiano: Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Rete della Pace, Rete Italiana per […]
Si è ufficialmente aperta, con la conferenza stampa nazionale di qualche giorno fa, la campagna di raccolta di firme per la proposta di legge popolare Un’altra difesa è possibile, promossa unitariamente dalle sei reti del panorama pacifista e nonviolento italiano: Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace.
L’Arci è parte di più d’una di queste reti e aver scelto la via della proposta di legge popolare, invece di una più spedita azione di lobby parlamentare, consente ai nostri circoli di diventare sedi elettive per proporre una discussione ampia nella società tutta, per proporre un modello alternativo di difesa, slegato dalle logiche delle forze armate e rispondente al combinato disposto dei principi affermati negli artt. 11 e 52 della nostra Costituzione: possiamo infatti immaginare che il «ripudio della guerra» e il «sacro dovere di difesa della patria» possano essere declinati senza l’uso delle armi ma con l’impegno civile di tutte e tutti. Abbiamo già esperienze virtuose che vanno irrobustite e ampliate (il servizio civile nazionale, la protezione civile, il corpo dei Vigili del Fuoco), così come sentieri nuovi da percorrere (i corpi civili di pace nelle missioni all’estero).
La creazione di un Dipartimento ad hoc e di un Osservatorio dedicato saranno finanziate attraverso il contributo volontario del 6xmille entro la fiscalità generale dello Stato. In realtà già il 10 dicembre, giorno in cui cade l’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, era stato scelto simbolicamente come data per la raccolta di firme durante le diverse iniziative che sono state poste in essere in molte parti d’Italia.
Possiamo quindi dire di avere una Magna Charta che possa ispirare il nostro agire e che possa guidare i necessari processi politici e legislativi che vorremo ispirare. Così, alla finalità di raccogliere 50mila firme entro maggio, si affiancano altri effetti collaterali che questa campagna è capace di produrre e che rappresentano oggi una sfida per tutto il movimento pacifista e nonviolento. Il primo è certamente quello dell’unitarietà, pratica politica e organizzativa affatto scontata, che recentemente ha saputo superare storiche diffidenze e differenziazioni affermando invece modalità e approcci comuni basati sulla fiducia e sul riconoscimento reciproco.
Non vanno inoltre né sottaciute né derubricate le difficoltà di aggregazione che questa fase politica e sociale disvela e che mette in sofferenza tutte le grandi organizzazioni di massa: il movimento pacifista e nonviolento potrà essere all’altezza delle nuove sfide solo se saprà cogliere la necessità di un aggiornamento delle proprie pratiche che sappiano intercettare le giovani generazioni, i loro sogni e i loro bisogni. Infine abbiamo la necessità di liberarci e sfuggire dall’angusto recinto nel quale l’immaginario collettivo ci ha collocato: non è più il tempo di essere le anime belle della società, i sognatori ad occhi aperti a cui tutti dicono «bravi» con una pacca sulla spalla. Continuiamo a credere che «un mondo diverso è possibile» sia non solo uno slogan, ma un obiettivo necessario, oggi anche declinabile attraverso politiche, riforme e norme. Questa campagna diventa quindi il ‘passo di pace’ ineludibile di una nuova stagione.
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