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Una strage o un dato statistico? Il surplus di decessi nel 2015

I dati mensili Istat riportano un notevole eccesso di decessi nel 2015 rispetto al 2014. Ma nell’analisi ciò che si è tardato a mettere in luce è che in questi anni si è registrato un incremento degli individui in tarda età, ossia la maggior parte di chi è a elevato rischio di decesso www.epiprev.it

Quando l’11 dicembre 2015 il quotidiano Avvenire ha pubblicato l’articolo del demografo Blangiardo dal titolo «Attenti ai morti», molti di noi, usi all’analisi dei dati di mortalità, sono rimasti basiti. Abbiamo subito pensato che ci si trovasse davanti a un errore di registrazione: 45.000 morti in più in soli otto mesi non si erano mai osservati e qualcuno li ha addirittura paragonati ai morti della Prima guerra mondiale, evocando così un evento che forse – come si vedrà in seguito – ne è la spiegazione, ma meno evidente di quanto si possa pensare.

La prima notazione su quanto successo è relativa al pressoché totale silenzio dei sistemi di monitoraggio sanitario. A posteriori, alcuni hanno fatto notare che loro «l’avevano detto», ma di sicuro quanti sono preposti alla vigilanza sanitaria, dal Ministero a tutte le altre istituzioni regionali e locali, non avevano sufficientemente preso in seria considerazione l’accaduto. Se i sistemi di monitoraggio non si attivano immediatamente per un aumento di tale entità, a che servono? Ora gli epidemiologi stanno studiando, analizzando, interpretando quanto successo, ma l’epidemiologia può essere solo una epidemiologia ex post, anzi, tardivamente ex post? A livello internazionale qualcuno se ne era accorto subito e aveva pubblicato una nota già a marzo 2015, ma nel pool degli autori non compariva nessun italiano e l’articolo era rimasto muto sulle riviste.1

La seconda notazione concerne quanto successo dopo, appena la notizia è rimbalzata: le facili interpretazioni si sono moltiplicate, alcune colpevoli di leggerezza, altre della voglia di usare la notizia per accusare qualcuno; ci sono state voci, per la verità, che hanno invitato alla prudenza nell’interpretazione dell’accaduto ponendo solo ipotesi relative alle possibili cause, ma anche avvertendo di quali potevano essere i pericoli di fraintendimento. L’Istat, per esempio, ha fatto un comunicato, peraltro forse un po’ scarno, in cui criticava quanti proiettavano i 45.000 decessi dei primi otto mesi sull’intero anno 2015 ipotizzando che potessero diventare 60.000 per un incremento lineare, ma rimandava ogni altra analisi chiarificatrice a quando fossero disponibili dati completi.

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