Il governo rivendicherà il suo programma e la sua (lenta) implementazione, mentre i conti dicono che c’è poco spazio, per le minori entrate fiscali. Anche da eventuali privatizzazioni non si aspetta più di un miliardo. È noto però che la spesa pubblica è molto più efficace della riduzione delle tasse. Da il manifesto.
Settembre è il mese dedicato a scrivere la NADEF (Nota di aggiornamento del Documento Economico e Finanziaria), la quale delinea lo stato dell’economia nazionale e, dati i saldi di finanza pubblica, i provvedimenti necessari per modificare il quadro tendenziale verso quello programmatico. È un documento fondamentale e quest’anno è ancor più complesso. Infatti, dato il nuovo Patto di Stabilità Europeo, che dovrebbe andare a regime prima della fine dell’anno, data la crescita dei tassi di interesse e quindi del servizio del debito pubblico e le cosiddette spese indifferibili, la manovra economica è pesantemente condizionata.
IL RALLENTAMENTO economico europeo e nazionale, inoltre, condiziona l’ammontare della manovra potenziale. Se fino a pochi giorni addietro si poteva stimare una manovra per un importo prossimo pari a 30 miliardi di euro, è giusto ricordare che la minore crescita del PIL impatta sui conti pubblici in misura importante: diminuiscono le entrate, aumenta l’indebitamento netto sul Pil sul corrente anno e, quindi, accresce la differenza tra indebitamento netto tendenziale e programmatico. In altri termini, solo per conseguire l’indebitamento netto programmato in aprile pari al 3,5% del Pil per il 2024, la manovra deve crescere di almeno 7-8 miliardi di euro. Più precisamente: o aumentano le entrate per un pari importo, oppure si tagliano i servizi sempre per lo stesso importo.
LE INFORMAZIONI RELATIVE alla potenziale manovra restituiscono un messaggio politico ed economico abbastanza stringente: il grosso della manovra sarà quasi interamente assorbito dalle minori entrate fiscali che, inevitabilmente, condizionano l’allocazione delle risorse finanziarie destinate alla spesa. Se riduci le entrate, l’ammontare stimato è pari quasi 17 miliardi di euro, la spesa deve essere ridotta per un importo equivalente, senza considerare che gli interessi sul debito assorbono altri 3-4 miliardi per spesa improduttiva, salvo che per i rentier. In ballo c’è il taglio del cuneo fiscale pari a quasi 11 miliardi di euro, 4 miliardi per la riforma fiscale, 1 miliardo per la detassazione degli aumenti contrattuali e benefit, così come altre misure più o meno sporadiche, leggasi detassazione per far fronte alla crescita dei prezzi per alcuni beni e servizi che gravano sulle famiglie.
Il governo rivendicherà il proprio programma e la sua (lenta) implementazione, ma i conti di finanza pubblica dicono che c’è poco spazio per soddisfare gli appetiti della maggioranza. Forse 4 miliardi di riduzione delle tasse, ma si tratta di un ammontare che non ha nessun impatto sul sistema economico.
OVVIAMENTE non mancano i fautori delle privatizzazioni. Le stime di maggiori entrate legate a questa voce sono come sempre esagerate. Forse poterebbe entrare un miliardo, ma è giusto il caso di ricordare che queste potenziali maggiori entrate devono confluire nel fondo di ammortamento del debito pubblico. Inoltre, il nuovo patto di stabilità europeo non permette di coprire minori entrate permanenti con entrate una-tantum. Questo è il quadro realistico della manovra economica, sebbene qualche decimale possa anche modificarsi strada facendo.
SE QUESTI SONO I NUMERI della legge di bilancio, occorre un’azione capace di rivendicare una diversa impalcatura della legge di bilancio. Insistere sulla contrazione delle entrate a favore di capitale e lavoro è un non senso economico. È noto in letteratura che la spesa pubblica è molto più efficace della riduzione delle tasse. Infatti, sono i beni di merito (sanità, scuola, previdenza, ecc.) che meglio della riduzione delle tasse hanno un impatto positivo sulle famiglie. Affinché la spesa pubblica possa essere efficace e favorevole alle famiglie a basso reddito, le minori entrate legate alla manovra economica sarebbe meglio utilizzarle per rafforzare questi servizi pubblici, magari accompagnandola con aumento degli occupati nella pubblica amministrazione. Se consideriamo che negli ultimi anni i dipendenti pubblici sono diminuiti di 600 mila unità, con una spesa a regime di 11 miliardi è possibile integrare la macchina pubblica. È una questione ormai non più rinviabile. Senza questo aggiuntivo personale pubblico, le risorse del PNRR non potranno mai essere impiegate proficuamente e renderebbe vuoto qualsiasi incremento di spesa.
Da il manifesto dell’8 settembre 2023