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Una Commissione Beveridge per l’Italia

Come per la Gran Bretagna in piena seconda guerra mondiale, anche per l’Italia serve oggi una Commissione Beveridge che vari un ambizioso piano di ricostruzione del paese. Mettendo al centro gli investimenti pubblici, il welfare, la salute, il lavoro, l’ambiente per un nuovo modello di sviluppo equo, sostenibile, di qualità.

Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, il governo bipartisan inglese guidato da Winston Churchill affidò a William Beveridge – che aveva avuto incarichi di governo negli anni precedenti – la guida di una Commissione per l’elaborazione di un piano “per le assicurazioni sociali e i servizi assistenziali”.

Partito come un piano “tecnico”, divenne la base politica e ideale della nascita del Welfare State in Gran Bretagna. L’obiettivo del piano era abbattere i cinque giganti che martoriavano il paese: Miseria, Ignoranza, Malattia, Squallore, Ozio. Da quel piano vennero le politiche laburiste del secondo dopoguerra: il Servizio Sanitario Nazionale, un sistema di assicurazioni sociali pubblico e obbligatorio, la previdenza pubblica, le politiche per la piena occupazione, la nazionalizzazione dei servizi collettivi e tanto altro.

Da una guerra mondiale la Gran Bretagna rinacque.

Di fronte a questa tremenda crisi che stiamo attraversando – che vedrà l’Italia con ogni probabilità affrontare un calo del Pil di 7-8 punti e una disoccupazione in drammatica ascesa – il paese può utilizzare questa occasione per ripartire su basi diverse: rendendo protagoniste le politiche pubbliche, arginando il neoliberismo, lanciando un grande piano di investimenti pubblici, mettendo al centro il lavoro e – soprattutto – disegnando un modello di sviluppo nuovo, sostenibile, equo, di qualità.

Più che le tante task force di tecnocrati che proliferano in questo periodo, serve una sorta di “nuova Commissione Beveridge” capace di visione, di progettare il futuro, con l’obiettivo di ripensare le politiche per il paese per i prossimi anni.

Ecco perché l’appello In salute, giusta, sostenibile. L’Italia che vogliamo che pubblichiamo sul nostro sito – firmato da 41 personalità del mondo universitario, della società civile, delle forze sociali ed economiche – va raccolto e sostenuto. Attraverso l’individuazione di 10 punti fermi, l’appello indica la giusta rotta per l’Italia che verrà: la sanità e la scuola pubblica, il Green New Deal, una politica industriale pubblica, la giustizia fiscale, la riduzione delle diseguaglianze, il lavoro.

Ecco perché il sito di Sbilanciamoci! darà spazio e sostegno a questa iniziativa, che è stata firmata anche da molti esponenti delle associazioni aderenti alla campagna. Abbiamo bisogno, mai come oggi, mai come in questa crisi, di un’Italia capace di futuro: un futuro che va pensato e progettato su basi diverse. Bisogna cambiare registro, incamminarsi su una strada nuova, quella di un’economia dell’interesse collettivo e non del privilegio individuale; del benessere sociale e non delle diseguaglianze; che faccia pace con il pianeta e non la guerra per le sue risorse.

Un’economia non per pochi, ma per tutti.