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Ucraina, la finzione dei negoziati  

Gli incontri al vertice di questi giorni – a Parigi tra gli europei e in Arabia Saudita tra Russia e Stati Uniti – non hanno portato ad alcuna proposta per la fine della guerra in Ucraina. E da Cambridge arrivano nuove idee su come costruire un accordo di pace duraturo.

Lo scontro di questi giorni tra Stati Uniti ed Europa sulle possibili strategie per porre fine alla guerra russa contro l’Ucraina ha messo in evidenza il vuoto di idee su come raggiungere la pace. In questi tre anni dall’inizio del conflitto né i governi, né le istituzioni europee hanno sviluppato una proposta anche solo lontanamente accettabile su quali possano essere l’oggetto e l’obiettivo dei negoziati per un cessate il fuoco duraturo e compatibile con i principi del diritto internazionale.

L’incontro di lunedi scorso a Parigi, organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron con i principali sostenitori europei dell’Ucraina non ha portato nemmeno a una dichiarazione finale su come l’Europa occidentale potrebbe garantire un cessate il fuoco sull’attuale linea del fronte. Questo sarebbe stato il minimo necessario per costringere Putin e Trump a consentire la partecipazione dei principali Stati europei ai prossimi negoziati su un piano di parità. L’affermazione del presidente ucraino Zelensky, secondo cui ciò richiederebbe un contingente di 200.000 soldati, deve aver dominato la discussione senza essere contraddetta, anche se questa cifra può essere spiegata solo dalla prospettiva di un mantenimento dello stato di guerra. È l’immagine speculare del numero di truppe russe attualmente dispiegate. Nessuno degli Stati presenti a Parigi lunedì sarebbe attualmente in grado di mobilitare anche solo 20.000 truppe per un simile compito. La riunione degli altri sostenitori europei dell’Ucraina convocata da Macron a Parigi il 19 febbraio non ha quindi nemmeno un obiettivo preciso. È stata convocata da Macron solo per procrastinare ancora la definizione di una posizione comune europea.

La riunione dei negoziatori russi e statunitensi convocata dal presidente americano Trump il 18 febbraio a Riyadh, in Arabia Saudita, in preparazione del vertice tra Putin e Trump, ha avuto davvero poco a che fare con i negoziati di pace sull’Ucraina. Nessuna delle due parti era presente con esperti militari. L’ex generale e inviato speciale degli Stati Uniti per porre fine alla guerra russa contro l’Ucraina, Keith Kellogg, era ancora una volta assente. Il tema dominante dell’incontro di Riyad è stata la rapida ripresa delle relazioni economiche tra Russia e Stati Uniti. Di conseguenza, gli esperti economici erano rappresentati in entrambe le delegazioni.

Le farse di lunedì a Parigi e di martedì a Riyad non hanno impedito ai nostri rappresentanti al Parlamento europeo di contribuire con la loro farsa di mercoledì. Una dichiarazione congiunta dei cristiano-democratici del PPE, dei socialdemocratici del SD, dei liberali di Renew e dei verdi di Greens/EFA non menziona nemmeno il processo in corso per un cessate il fuoco permanente. Sottolinea che l’Europa non può più contare sul sostegno americano, che la sicurezza europea viene difesa in Ucraina e che è necessaria una politica comune per gli acquisti di armi e per la sicurezza militare il prima possibile. Si chiede un quadro giuridico per poter confiscare i patrimoni finanziari russi congelati nelle banche della UE. L’Ucraina deve continuare a combattere con un maggiore sostegno europeo per mantenere la sua completa integrità territoriale all’interno dei suoi confini “internazionalmente riconosciuti” e per poter negoziare il suo piano di pace (e di vittoria) con la Russia da una posizione di forza militare. Considerata questa dizione, non sorprende che il gruppo ECR al Parlamento europeo, in cui rientra anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non sia coinvolto in questa dichiarazione. La dichiarazione per altro non fa altro che cementare la divisione politica in Europa, invece di creare un terreno comune per la partecipazione dell’Europa ai negoziati per il cessate il fuoco (https://x.com/TheProgressives/status/1891906301413793871/ ).

In questi giorni di grande confusione è ancora più importante che le forze di pace in Europa facciano sentire la loro voce. In questo contesto, è opportuno fare riferimento al piano negoziale pubblicato di recente dal gruppo guidato da Marc Weller della Cambridge Initiative on Peace Settlements (Ukraine Indicative Draft Settlement).

Il piano negoziale del Cambridge Group si basa in larga misura sull’accordo raggiunto tra Zelensky e Putin a Istanbul nel marzo 2022 per porre fine alla guerra, pubblicato per la prima volta in originale dal New York Times il 24 giugno 2024. In esso, Zelensky ha accettato di congelare la demarcazione dei confini nella regione contesa del Donbass e di rimandare a una data successiva la risoluzione della questione della Crimea riguardante l’integrità territoriale dell’Ucraina. 

Su questa base il gruppo di Marc Weller sta sviluppando il seguente schema di un cessate il fuoco stabile, nel corso del quale verranno poste le basi per una demarcazione dei confini riconosciuta a livello internazionale:

  • Ritiro di tutte le forze militari da una zona cuscinetto di 7,5 chilometri lungo la linea provvisoria del cessate il fuoco nelle quattro regioni interessate. La zona cuscinetto, larga 15 km, sarà controllata da un massimo di 7.500 truppe fornite da Paesi europei e non europei accettabili da entrambe le parti. Non è prevista l’applicazione dell’articolo 5 del Trattato NATO;
  • Tutte le armi più pesanti saranno ritirate da una zona larga 35 chilometri su entrambi i lati della linea del cessate il fuoco. In questa zona non sono ammessi oggetti volanti con o senza equipaggio;
  • Nessuna concessione territoriale durante l’intero periodo di cessate il fuoco. La demarcazione finale dei confini è oggetto di negoziati paneuropei sulla sicurezza e la cooperazione, sul modello della CSCE degli anni Settanta;
  • Entrambe le parti si impegnano a non intraprendere alcuno sforzo militare per riconquistare o guadagnare territorio nel frattempo; 
  • L’Ucraina è autorizzata ad aderire all’UE. La questione dell’adesione alla NATO è rimandata alla Conferenza paneuropea sulla sicurezza e la cooperazione. Tuttavia, nel frattempo l’Ucraina ha il diritto di avviare una cooperazione di difesa con tutte le alleanze militari difensive, ma il numero e la durata delle missioni di addestramento sono limitati e non possono includere forze NATO. Non sono previsti stazionamenti permanenti di forze militari straniere o di consulenti tecnici sul territorio ucraino superiori a circa 1.000 uomini. L’Ucraina si astiene dall’acquisire sistemi missilistici o veicoli aerei senza pilota con un raggio superiore di 250 km;
  • Un gruppo di Stati sostenitori – tra cui Francia, Regno Unito, Italia, Stati Uniti, Germania, Norvegia, Svezia, Svizzera, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Bela-Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica – controlla l’accordo e decide di facilitare le misure economiche contro Russia. Questa missione internazionale di disimpegno potrebbe essere guidata dall’ONU o delegata dall’ONU all’OSCE;
  • Se una delle due parti dovesse riprendere il conflitto, le clausole che ripristinano le sanzioni entreranno automaticamente in vigore. 

Può essere questa una base per aprire una discussione seria su come porre fine alla guerra in Ucraina, con un ruolo da protagonista dei paesi europei.