Una recensione al nuovo libro di Pietro Spirito, protagonista insieme alla sua squadra dal 2011 al 2015 di una esperienza di lavoro dentro l’azienda di trasporti pubblici capitolina
Trasportopoli, cronache dall’inferno ATAC – è il titolo del nuovo libro di Pietro Spirito – protagonista insieme alla sua squadra dal 2011 al 2015 di una esperienza di lavoro dentro l’azienda di trasporti pubblici capitolina.
Il racconto che parte dalla speranza dei primi tempi, la voglia di fare e cambiare l’azienda Atac – dove può capitare di essere licenziati nominalmente per due giorni e poi riassunti – per essere poi messi da parte per non incidere più nel cambiamento ed infine l’andata via verso nuove esperienze professionali.
È la storia personale di chi ha provato a cambiare le cose ma poi ha dovuto riconoscere che l’inerzia, la forza ed i legami del passato ancora dominano l’azienda capitolina, in cui le sconfitte sono state superiori alle vittorie e dove la “dura battaglia per la legalità deve essere ancora vinta”.
Ma precisa Spirito nelle sue conclusioni “non è ancora giunto il momento di arrendersi” ed il libro con le sue analisi e testimonianze, mette a nudo i punti critici della gestione aziendale su cui intervenire, rende conto di alcuni risultati positivi, non manca di fare nomi e cognomi delle figure più compromesse, di avanzare proposte per il futuro.
Il libro è ricco di storie ed episodi che testimoniano che cosa è l’Atac e che cosa non dovrebbe essere, di come la politica scorazzi e decida dentro l’azienda, i sindacati svolgano un ruolo di conservazione e tutele particolari, di come le procedure complesse siano un freno alle innovazioni ed ai cambiamenti, di come l’ultima preoccupazione sia il servizio da fornire agli utenti.
E di come anche la comunicazione abbia svolto spesso un ruolo deformato, in cui chi voleva pulizia e cambiamento sono diventati quelli messi sotto accusa ed i gattopardi a volte siano stati dipinti per i paladini dell’innovazione. Pietro Spirito anche per questo ha scritto questo libro: per raccontare con dettaglio la sua verità – citando fatti, documenti, episodi, decisioni – tutte “documentabili e testimoniabili” come scrive in modo puntiglioso nelle premesse.
Il libro si articola in sette capitoli. Nel primo si affrontano i legami perversi ed il profilo costitutivo di “Trasportopoli” come lui definisce l’ATAC ed tutto il sistema che gira intorno all’azienda, al cui confronto la famosa “parentopoli” impallidisce.
Nel secondo analizza il trasformismo dei dirigenti e la inefficiente gestione del patrimonio immobiliare, che produce disavanzi. Nel terzo capitolo fornisce un quadro di tutti gli organismi che compongono la “cittadella di Trasportopoli” e producono nel complesso decisioni inefficaci, contradditorie e senza chiarezza sulle responsabilità: l’Assessorato, ATAC, Roma servizi per la Mobilità, Roma Metropolitane, la società privata Roma TPL. Viene ben descritto come Roma Servizi per la mobilità a volte non abbia solo compiti di programmazione e vigilanza, ma intervenga “a geografia variabile” anche sulla manutenzione e sui contratti, di come Roma Metropolitane abbia gestito con debolezza i rapporti e contratti con i costruttori delle reti e di come scarsa sia stata la collaborazione su manutenzione e gestione dei nuovi servizi con ATAC, su cui si sono scaricate le inefficienze di tutto il progetto.
O il caso assai grave dell’affidamento dei servizi alla società privata Roma TPL, con 27 milioni di km/anno affidati in subappalto ad un prezzo superiore a quello che ATAC riceve da Roma Capitale come corrispettivo, aumentando così i propri disavanzi a vantaggio del privato.
Le truffe ed irregolarità su appalti, manutenzione, forniture e pulizie vengono descritti con specifici casi nel quarto capitolo: pezzi di ricambio, gestione opaca delle officine, ruolo delle aziende private indecente, finte manutenzioni e furti di motori, spiegano una grande parte dei tanti disservizi e dei costi crescenti che ormai hanno messo in grave difficoltà il trasporto pubblico a Roma.
Nel quinto capitolo si analizzano i problemi e le procedure per i lavori di ampliamento della rete metropolitana: la diramazione linea B1 Ionio, con i disservizi creati al complesso della linea B e la realizzazione della nuova linea C definita con i suoi costi crescenti “l’idrovora delle risorse finanziarie pubbliche”.
Non poteva mancare – se parla al sesto capitolo con un giudizio molto severo – del ruolo dei sindacati, trasformati progressivamente nel “controllo operativo della gestione” con la complicità dell’azienda e le coperture della politica.
Infine nel settimo capitolo si mette il dito dentro le Direzioni Aziendali e sulla politica degli Assessori alla Mobilità comunali, che si sono avvicendati dal 2011 al 2015, con le ombre (tante) e le luci (poche), di come la politica abbia messo sempre di più le mani sull’azienda, dentro le decisioni operative e gli accordi sindacali. Come nel caso dell’assessore senatore Stefano Esposito, voluto dal commissario PD di Roma Matteo Orfini negli ultimi tre mesi della Giunta Marino e sempre molto polemico con Pietro Spirito sulla gestione Atac.
In conclusione nel libro vengono avanzate le proposte per superare la crisi odierna: la necessaria chiarezza dei ruoli tra decisioni Politiche, Agenzie di vigilanza e gestione Aziendale. ATAC deve essere gestita in modo manageriale e senza interferenze, con una riorganizzazione per divisioni, responsabilità chiare e l’incremento della produttività del lavoro. Utili anche gare trasparenti per la gestione del servizio ma da effettuarsi solo dopo la riorganizzazione ed il risanamento di ATAC, per evitare svendite o accorpamenti che aggravano la situazione anziché migliorarla.
Spirito scrive anche nel libro di essersi convinto che serva “un commissariamento per ATAC, senza un consiglio di Amministrazione per almeno tre anni”. Tema di grande attualità dato che al Senato è stato votato di recente un OdG che chiede proprio al Governo il commissariamento di ATAC, proposto dal PD e Forza Italia.
Una procedura contro cui – a mio giudizio giustamente – ha gridato “all’esproprio” la nuova sindaca grillina di Roma Virginia Raggi insieme all’assessore alla mobilità Linda Meleo. Perché in altri casi in cui si è usato il Commissariamento (EAV in Campania e SudEst in Puglia per esempio) è stato deciso d’intesa con le Regioni ed enti locali coinvolti e non contro di loro: la stessa regola deve dunque valere per Roma Capitale.
Serve una forte discontinuità con il passato, come invoca il libro di Pietro Spirito. Con l’arrivo in Atac del nuovo Amministratore, con la decisione di smantellare Roma Metropolitane – entrambe decisioni dalla nuova Giunta Raggi – staremo a vedere nei prossimi mesi se qualcosa di nuovo e positivo accadrà nel trasporto pubblico a Roma. O se i gattopardi del trasformismo sapranno tenersi sulla cresta dell’onda anche questa volta.
Pietro Spirito, “Trasportopoli. Cronache dall’inferno Atac”, Guerini e Associati Editore, 159 p.