Il New Start, l’ultimo trattato che limita le armi nucleari, scadrà a febbraio, senza che sia in vista un sostituto: Usa e Russia non saranno più vincolati dal limite di 1.550 testate strategiche. Ma ci sono seri dubbi sulla sostenibilità economica, sociale e climatica dell’attuale trend di riarmo, anche atomico.
«Quel colpo pose fine alla guerra… non voglio usare l’esempio di Hiroshima e Nagasaki, ma fu la stessa cosa…». Così parlava Trump applaudendo il «lavoro fenomenale» svolto dalle sue superbombe contro gli impianti nucleari iraniani.
Il presidente Usa pubblicava poi un messaggio dell’ambasciatore israeliano che gli tributava il ruolo di scelto da Dio, paragonandolo al presidente Truman nel 1945. Alla fine di quell’anno, in Giappone si contarono circa 140mila morti; altre decine di migliaia si aggiunsero a causa degli effetti a lungo termine di un bombardamento atomico per il quale i giapponesi non hanno mai ricevuto le scuse.
Dai campi di battaglia ucraini – sui quali continua la mobilitazione e il corrispondente accumulo di cadaveri – alla devastazione genocida di Gaza – che offre all’occhio uno scenario post-atomico – le guerre di oggi ci riportano alla dimensione della massa e dei grandi numeri.
I nove stati dotati di atomica spendono miliardi di dollari per modernizzare e ampliare gli arsenali. In Ucraina, la Russia ha dato sfoggio ai propri missili ipersonici. Più volte Putin ha cercato di trasmettere la minaccia atomica, per far temere che, se la guerra prende una piega sfavorevole, potrebbe arrivare, nonostante i moniti cinesi, a rompere il tabù vigente dal 1945. Giorni fa, in risposta a una velata minaccia nucleare da parte dell’ex presidente Medvedev, Trump ha dato ordine di avvicinare due sottomarini nucleari alla Russia. Medvedev ha risposto con il seguente messaggio: «Trump non dovrebbe pensare che l’archivio video delle sue immoralità passate sia solo nelle mani del Mossad».
Come scrive il Guardian, siamo minacciati da leader che sono «versioni ambulanti della triade nera – narcisismo, psicopatia e machiavellismo – in un mondo minacciato da crisi climatica, armi nucleari, intelligenza artificiale e robot killer». Il contesto vede la spesa globale per la difesa raggiungere nel 2024 i 2,46 trilioni di dollari, con un aumento del 7,4% in termini reali, ben superiore agli incrementi del 6,5% e del 3,5% già registrati nel 2023 e nel 2022. Per significativa coincidenza, del 7,4% è anche l’aumento del budget militare cinese, mentre in Europa si registra un 11,7% (con picco del 23,2% in Germania) e in Russia un 41,9%. Si tratta di stime dell’Iiss di Londra, che esprime seri dubbi sulla sostenibilità economica, sociale e climatica di questo trend.
Qualcuno ricorda il presidente Obama a Praga nel 2009 parlare di un mondo libero dalle armi atomiche? La logica paradossale che reggeva la Guerra Fredda, secondo la quale essere pronti a scatenare l’apocalisse nucleare serve a prevenirla, sembrava un ricordo sbiadito. E invece abbiamo assistito al deterioramento, fino al collasso, dei meccanismi di controllo degli armamenti. Torniamo a parlare di guerra nucleare e di guerra come grandi numeri. Il New Start, l’ultimo trattato che limita le armi nucleari, scadrà il prossimo febbraio, senza che sia in vista un sostituto: Usa e Russia non saranno più vincolati dal limite di 1.550 testate strategiche, mentre gli sviluppi tecnologici (comunicazioni, satelliti, vettori ipersonici) e il protagonismo nucleare cinese (proiettato verso le mille testate) destabilizzano i calcoli della deterrenza.
Negli Usa si discute dei costi spropositati degli scudi missilistici e dell’utilità della capacità nucleare terrestre. I silos di lancio dei missili intercontinentali, essendo noti, diventano un obiettivo prioritario. Davanti a un attacco ipersonico, il presidente avrebbe pochissimi minuti per decidere se usare i propri missili per rispondere o rischiare di perderli. Il risultato sono maggiori rischi di errore di calcolo e di escalation.
La regione indo-pacifica, su cui si concentra il tatuatissimo segretario alla difesa Usa, offre scenari di guerra con la Cina solcati da navi e punteggiati da basi aeree su piccole isole. Qualcuno pensa possibile, qui, una «guerra nucleare combattuta» con atomiche a basso potenziale. Ma non si tratta solo di speculazioni. I bombardieri strategici russi, tenuti esposti in ottemperanza ai trattati, sono già stati raggiunti e colpiti dai droni ucraini. Nel momento in cui questi attacchi sono visti come un proxy del nemico atlantico, lo scontro è già innescato. I recenti scontri tra Pakistan e India hanno fatto temere il rischio di un’escalation a 360 gradi (dal terrorismo all’atomica) in una regione ad alta densità di popolazione. Nell’Europa delle potenze nucleari francesi e britanniche, il dibattito prende la piega dell’autonomia strategica e dell’ombrello nucleare. Per dirla senza mezzi termini: se l’Ucraina perde la guerra, con convergenze tra Mosca e Washington e crescita ulteriore delle destre sovraniste, i problemi che l’Europa dovrà affrontare saranno molto seri anche sul versante nucleare.
Trump ha espresso il desiderio di dimezzare le spese militari tramite colloqui con la Cina e la Russia, ma si è trattato di una boutade: né Pechino né Mosca hanno preso sul serio l’offerta, mentre l’establishment repubblicano ritiene che ci sia bisogno di più armi nucleari e – in linea con la revisione della postura voluta da Trump nel 2018 – di più flessibilità nel pensare anche a scenari regionali. Biden non ha invertito la rotta, lasciando in eredità una forte espansione degli arsenali atomici.
Anche sul versante civile siamo in piena era di rinascita nucleare, che l’industria presenta come guidata dalla spinta verso l’azzeramento delle emissioni di carbonio, proiettandola verso il Sud del mondo, come dimostrano gli investimenti annunciati in Paraguay e in Uganda.
A ottant’anni dai bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, la Croce Rossa internazionale dichiara che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate e vanno eliminate prima che la storia si ripeta. Sono in pochi a parlare di controllo degli armamenti e in molti a sparare sulla croce rossa.
Articolo pubblicato anche da ilmanifesto del 6 agosto 2025