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Sprechi militari. Cosa si potrebbe fare con quei 15 miliardi

Tanti asili nido e posti di lavoro per ogni cacciabombardiere. L’ultimo regalo alla casta dei generali equivale al 75% della manovra annunciata

Con i 15 miliardi di euro che il governo italiano si è impegnato a spendere per i cacciabombardieri F35 si potrebbero mettere in sicurezza 14mila scuole (che non rispettano la legge 626, le normative antincendio e non hanno il certificato di idoneità statica) e in questo modo dare opportunità a centinaia di imprese e creare 30mila posti di lavoro. Con i soldi di un solo (1) caccia bombardiere F35 (oltre 100 milioni di euro) si potrebbero creare 143 asili nido pubblici e in questo modo dare lavoro a oltre 2150 educatrici e assistenti e fare contente oltre 5.000 famiglie. Si aumenterebbe il Pil, quello buono.

Invece, con questi cacciabombardieri si fanno felici gli Stranamore nostrani (sono degli aerei d’attacco, buoni per sfondare le linee nemiche, adatti insomma per la guerra), i generali in Maserati extralusso (da 200 mila euro a esemplare) del ministero della Difesa, la Lockeed (sì, la stessa delle tangenti che segnarono la sorte di Gui e Tanassi negli anni ’70) che è capofila dell’operazione e Finmeccanica, coinvolta in tanti loschi affari di armi e tangenti degli ultimi 30 anni.

Se il premier Monti vuole dare coerenza alla parola “rigore” così tanto usata in questi giorni, fermi questo spreco di soldi e blocchi il programma di produzione e di acquisizione dei caccia bombardieri F35: si tratta di 15 miliardi, cioè del 75% della manovra che si appresta a varare lunedì prossimo. E se vuole “fare bene i compiti” (come ha promesso alla Merkel e a Sarkozy) metta le mani in quel dinosauro burocratico delle Forze Armate dove i comandanti (ufficiali e sottufficiali) sono più numerosi dei comandati (la truppa): riduca i generali (ne abbiamo più che negli Stati Uniti) e i colonnelli e non gli insegnanti, gli infermieri, le maestre. Perché il rigore vale sempre per i pensionati e il welfare e mai per i generali e le (inutili) commesse militari? Perché si accetta supinamente la chiusura di un importante azienda della Fiat, come la Irisbus, che fa autobus (ne avremmo bisogno in Italia) e si spendono montagne di soldi per aprirne un’altra che monta carlinghe e mitraglie di un cacciabombardiere?

Nel Rapporto sulla spesa pubblica presentato la settimana scorsa, Sbilanciamoci ha fatto i conti: riducendo di 1/3 le nostre Forze Armate e tagliando, oltre gli F35, una serie di sistemi d’arma (dai sommergibili U-212 alle fregate Fremm) risparmieremmo da subito oltre 4 miliardi di euro che utilmente potrebbero essere spesi – ad esempio – per garantire gli ammortizzatori sociali – al pari dei lavoratori a tempo indeterminato – a tutti i lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro. E agli amici del sindacato – della Fiom, della Fim, della Uilm – diciamo che ogni soldo investito nell’industria militare crea mediamente un terzo di posti di lavoro in meno di un soldo investito nell’economia civile. Non si facciano illudere (e fregare) dal management di Alenia & companies. Ma naturalmente bisogna riconvertire e difendere i posti di lavoro: dobbiamo trasformare gli impianti che producono carri armati e mortai in luoghi dove ad esempio si producono pannelli fotovoltaici – che per il 90% importiamo dalla Germania, dalla Cina e da altri paesi – o strumenti di precisione (ottica, laser, ecc.) in campo sanitario (come è stato già fatto invece, anche in Italia). E magari invece di fare F35 si possono fare Canadair per spegnere gli incendi. C’è una campagna per fermare gli F35 e ci si può mobilitare con azioni concrete (www.sbilanciamoci.org).

Il governo Monti – invece di essere prigionero della lobby affaristica (e tangentizia) militar-industriale – traduca il rigore della spesa pubblica anche nella spesa militare. Si può adempiere agli obblighi nazionali (“difesa della patria”) e a quelli internazionali (gli interventi di pace, non la missione di guerra in Afganistan!) spendendo molti meno soldi, anche se dando qualche dispiacere alla casta militare e un colpo ai privilegi di una corporazione molto sprecona. E d’altronde Monti non ha detto che uno dei guai dell’Italia è proprio l’esistenza di queste tante corporazioni e sacche di privilegio che guardano più al loro “particulare” che all’interesse generale? Vale anche per le Forze Armate, cui il governo deve ricordare che oggi l’interesse generale è difendere chi è colpito dalla crisi economica e non il tornaconto spesso molto opaco di Lockeed e Finmeccanica.

articolo apparso su il manifesto il 3 dicembre 2011