Nel programma economico e sociale di Joe Biden non è prevista la “rivoluzione” di Alexandria Ocasio-Cortez ma comunque si intende costruire una società inclusiva per restituire dinamicità agli Stati Uniti raccogliendo assieme le domande delle minoranze e quelle degli operai bianchi del Midwest lasciati indietro. Dal blog su Atlante Treccani.
«Forse la lezione più importante delle elezioni del 2016 è che l’agenda deve essere ambiziosa. In passato i democratici hanno saputo indicare agli americani obiettivi alti. Più di recente, il partito ne ha scelti di più contenuti. È tempo che la prossima generazione di candidati democratici si coalizzi attorno a un rinnovato senso di missione nazionale: la rinascita della middle class. Sta succedendo qualcosa di profondo nella politica americana in questo momento. Una marea si sta muovendo. Il centro di gravità si sta spostando. I democratici hanno la rara opportunità di fissare obiettivi audaci e di raggiungerli. Offrendo nuove idee basate su principi già testati e recuperando l’ambizioso stile di governo che definiva il nostro partito e la nostra politica, e mettendolo al lavoro per affrontare le sfide del nostro tempo, potremo ottenere la crescita e l’equità, l’innovazione e l’uguaglianza. Momenti come questo non capitano spesso nella storia. I democratici devono cogliere questo momento».
La lunga citazione, l’appello per un nuovo e contemporaneo rooseveltismo che avete letto non viene dal manifesto di Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, ma da un breve saggio pubblicato nel 2018 su Democracy Journal da Jake Sullivan, uno dei collaboratori più stretti e ascoltati di Joe Biden. Sullivan non è un radicale, è giovane ma è un veterano della politica di Washington: era consigliere per la sicurezza nazionale di Biden quando questi era vicepresidente, ha svolto un ruolo importante nei negoziati sul nucleare iraniano ed ha lavorato per la campagna di Hillary Clinton – si dice che insistesse perché l’ex senatrice battesse più e meglio quel Midwest che le costò le elezioni.