Il mesto semestre/Vincoli monetari, spesa pubblica e cambio: il “no” di Guido Carli, allora ministro, durante le trattative per il Trattato di Maastricht
Durante le trattative per il Trattato di Maastricht, Guido Carli – allora ministro – si trovò a respingere le proposte del governo olandese di stabilire rigidi vincoli su base monetaria, spesa pubblica e cambio, che avrebbero lasciato fuori l’Italia e altri paesi.
«Desidero dichiarare che il Governo italiano respinge quelle proposte perché sono viziate da errori concettuali, economici e politici. Se accettassimo, accetteremmo di inserire nella nostra Comunità il principio della sovranità limitata (…) Dovrebbe l’Europa tutta intera, dal Mare del Nord al Mediterraneo, improntare la propria politica monetaria secondo il modello offerto dalla saggezza degli olandesi? (…) Sono consapevole che anche un tenue riferimento alle concezioni keynesiane viene giudicato improponibile in questa sede, ma non posso non ricordare che l’Europa ha conosciuto conseguenze gravi quando un grande Paese ha imposto la propria politica in vista dell’unico obiettivo della stabilità monetaria, incurante degli effetti sul livello di occupazione. Sul finire degli anni Trenta la politica seguita dal cancelliere Brüning suscitò approvazioni di economisti insigni, e anche del nostro Einaudi. Ma gli eventi che seguirono costrinsero alcuni di quegli economisti a recarsi fuori dalla Germania per proseguire le loro meditazioni» (Guido Carli, Cinquant’anni di vita italiana, Laterza, 1996, p.408).
Le politiche – sbagliate – di Carli di allora sono alla radice della depressione di oggi. Ma la posizione degli olandesi di allora – e dei tedeschi di oggi – era ancora più sbagliata.
E allora c’era nel governo qualcuno in grado di dirlo.