A cento anni dalla nascita, Giulio A. Maccacaro viene ricordato in un convegno ai Lincei il prossimo 26 novembre, per il suo contributo al rinnovamento della medicina e della conoscenza scientifica, come alla costruzione di una sanità pubblica fondata su prevenzione e partecipazione.
Giulio A. Maccacaro (Codogno, 1924-Milano, 1977), partigiano, scienziato, medico, direttore dell’Istituto di biometria e statistica medica della facoltà di Medicina dell’Università statale di Milano. Noto in campo internazionale per i risultati raggiunti in ricerche di microbiologia, genetica e biometria, egli ha dedicato un’intensa attività alla proposta di una medicina aperta alle problematiche sociali, contribuendo al rinnovamento della conoscenza scientifica. Nel 1972 ha fondato la collana “Medicina e potere”, dal 1974 ha diretto la nuova serie della rivista “Sapere”, nel 1977 ha fondato la rivista “Epidemiologia e prevenzione”.
Maccacaro è stato tra i più importanti protagonisti di un nuovo approccio al sapere scientifico e medico, libero dai condizionamenti del potere, contribuenda al ripensamento dei rapporti tra medicina e società, tra essere umano e ambiente.
A cent’anni dalla nascita, il 26 novembre 2024 all’Accademia dei Lincei a Roma in un convegno scientifico dal titolo Scienza, salute e società. Rileggendo Giulio A. Maccacaro – curato da Chiara Giorgi, Annalisa Rosselli, Paolo Vineis – ne verrà ripercorsa la traiettoria, approfondendo i temi al centro della sua ricerca. Il programma completo e la scheda d’iscrizione sono disponibili al sito https://www.lincei.it/it/manifestazioni/scienza-salute-e-societa.
Tra i relatori ci saranno alcuni suoi collaboratori come Benedetto Terracini, Rodolfo Saracci, Francesco Carnevale, Cesare Cislaghi, e chi ha continuato a lavorare su questa scia.
I testi di Giulia A. Maccacaro sono raccolti nell’antologia “Per una medicina da rinnovare”, pubblicata nel giugno 1979 nella collana Feltrinelli “Medicina e potere” da lui fondata nel 1972. Il volume verrà presto ripubblicato, a cura di Chiara Giorgi, da Pgreco edizioni, distribuito dalla casa editrice Mimesis.
Ripubblichiamo qui parte di uno suo scritto, apparso su «Sapere» nel settembre 1976, dedicato alla prevenzione primaria, a partire dai luoghi di lavoro e di vita.
Vera e falsa prevenzione
di Giulio A. Maccacaro
Prevenire, curare, guarire: sono parole importanti che appartengono non solo al linguaggio ma all’esperienza comuni. Intese nel senso corrente hanno in comune anche il termine di riferimento: la malattia. Si previene un morbo, si cura una malattia, si guarisce da un’infermità. Ma è un senso restrittivo e fuorviarne: perchè orienta l’attenzione sul patologico, distraendola dal sano e tende a concludere entrambi nell’ambito individuale separandolo dal sociale. Due operazioni, cariche di implicazioni mediche e politiche, sulle quali conviene preliminarmente riflettere. La prima induce a ritenere che sono sani tutti coloro che non sono malati, oltre ad alcuni malati che non sanno di essere sani. Equivale all’affermazione, abbastanza perentoria, dell’oggettività della malattia: la quale esiste in quanto tale così come esistono criteri oggettivi che consentono di verificarne o smentirne l’esistenza; la somma di questi criteri definisce il sapere medico del quale, quindi, il sanitario è titolare indiscusso ed esclusivo (…). Un’opportuna inversione di termini: “sono malati tutti coloro che non si sentono sani più alcuni sani che non sanno di essere malati”, sposta subito l’accento sulla soggettività perché basta la sofferenza ad autenticare il sofferente: come titolare di una salute definita in positivo e della quale egli avverte e patisce la perdita o la decadenza. Da questo momento egli è l’autore di un discorso che non ha più per oggetto soltanto l’esistenza di un malessere ma il perduto benessere di un’esistenza ed inaugura col medico un rapporto non più analitico ma dialettico del quale chiede a buon diritto l’interpersonalità. In tale rapporto, parole come “guarire” e “curare” assumono altri e più ricchi significati, ma “prevenire” lo muta totalmente perché non si riferisce più alla “malattia” che va prevista e rimossa ma alla “salute” che va tutelata e promossa. E a ciò corrisponde non soltanto un’inversione di termini ma una radicale trasformazione di concetti (…). Ci sono, infatti, moltissimi modi di essere malati ma uno solo di essere sani: realizzare la pienezza del proprio benessere psicofisico e sociale. La prima riflessione apre, dunque, sulla seconda. Se prevenzione è promozione e tutela di salute, essa non può concludersi nell’ambito individuale ma deve muoversi e compiersi in quello sociale: cioè l’ambito di vita e di lavoro dell’uomo (…). Prevenire per la salute vuol, dunque, dire coglierne la dimensione collettiva e derivarne corrette indicazioni di analisi e di intervento per quella individuale. Ma vuole anche dire che tale compito deve essere collettivamente assunto; perché, manifestamente, richiede non solo tutta la competenza tecnica disponibile ma anche tutta la volontà politica impegnabile.
Qui per iscriversi all’evento: https://www.lincei.it/it/manifestazioni/scienza-salute-e-societa