Gli operai di alcune industrie di armi hanno proclamato lo sciopero e Cgil Cisl e Uil sono impegnate in una trattativa con il governo per ridurre la lista delle aziende considerate essenziali. Minacciano lo sciopero generale ma si può ipotizzare anche una rete, azienda per azienda, di “comitati di salute sociale”, per individuare produzioni superflue […]
So benissimo che stiamo vivendo nel pieno di una mutazione genetica del nostro sistema di vita, all’insegna di un passaggio epocale al dominio della bio-politica sulla politica (ne parla, in modo esemplare, Renzo Rosso su questo stesso sito). So che questa mutazione reca con sé rischi mortali (salvato il Bios, se si salverà, rischiamo di perdere la Polis). E’ in corso – in buona parte è già compiuta -, una vertiginosa ri-personalizzazione del comando politico e una spaventosa verticalizzazione della decisione. Ho letto e riletto il discorso di Emmanuel Macron à la nation: ripete per sei volte (sei volte!) “Nous sommes en guerre”, col tono del comandante in capo dell’Armée. Sullo sfondo sembra di sentir risuonare le parole del generale De Gaulle, nel fatidico 6 gennaio del 1961: “En vérité – qui ne le sait ? – l’affaire est entre chacune de vous, chacun de vous, et moi-même”. La “cosa” si gioca tra ciascuna e ciascuno di voi e Me. Perché – è ancora “le Général” – “voi lo sapete, è a me che voi dovrete rispondere… Io mi volgo verso di voi al di sopra di ogni intermediario”. Beh, è questa la logica che si va affermando negli spazi sempre più deserti delle città di tutto il mondo (un miliardo di persone “confinate in casa”), non solo nella Francia della grandeur perduta: Boris Johnson, sia pur nell’improbabilità del suo aspetto, persino Donald Trump nelle sue abissali oscillazioni, naturalmente Xi in Cina, e Narendra Modi in India (ha sperimentato il coprifuoco per più di un miliardo di cittadini), sono sulla stessa lunghezza d’onda. Piccoli padri di popoli smarriti.
Ovunque, d’altra parte, si diffondono codici di comportamento per i medici delle rianimazioni che introducono criteri di selezione spaventosi diventati d’un colpo “ragionevoli” (disumani e insieme “umani troppo umani”): forme di triage in base all’età anagrafica, o al grado di “fragilità”, o all’”aspettativa di vita”, di cui gli unici precedenti ricordabili sono nei manuali di “etica delle catastrofi” o nei memoriali di guerra dopo battaglie campali. Ne ho parlato in un precedente “pezzo” su questo sito a proposito dell’Italia. Ma la Francia ne ha prodotto uno proprio (s’intitola Priorisation de l’accès aux soins critiques dans un contexte de pandémie, l’ha adottato la Direzione generale della sanità francese, e ne ha dato notizia Le Monde come ci informa Barbara Spinelli sul Fatto). E il Regno Unito applica addirittura un algoritmo, elaborato dal National Institute for Health and Care Excellence, il cui acronimo fa NICE, termine che apparirebbe “carino” se non celasse un contenuto terribile: qui la selezione avviene in base a una scala da 1 a 10 in cui il termine medio, pari a un coefficiente 5 equivale a “Mildly Frail” (mediamente fragile). Al di sopra di esso si è “salvi” o meglio “salvabili” (trattabili in rianimazione), ad di sotto ci si avvia verso una scala discendente (“subject to a review of any underlying conditions and the severity of their illness”, cioè “soggetto a una revisione di eventuali condizioni peggiorate e della gravità della loro malattia”) fino al “trattamento di fine-vita” (end-of-life care). Ci resterà nell’aria, questa nuvola di disumano, anche dopo che il virus se ne sarà andato. E dobbiamo capire come neutralizzarla, nel nostro futuro prossimo.