Tre splendide donne ci hanno lasciato nell’ultima parte del 2024: Licia Pinelli, Adele Corradi ed Emma Leone. Il ricordo del loro impegno e del loro valore è ciò che lascio in dono all’anno che sta arrivando.
Nelle scorse settimane ho avuto tre lutti di donne di grande valore: a Milano, Licia Pinelli, vedova di Pino l’anarchico ucciso in circostanze mai chiarite nella questura della città; Adele Corradi, insegnante, fondamentale collaboratrice di don Milani, fiorentina; Emma Leone, handicappata da sempre in carrozzella, membro della comunità Progetto Sud di Lamezia Terme. Le loro storie sono raccolte in tre libri preziosi: Una storia quasi soltanto mia di Licia (Feltrinelli), Chissà se don Milani di Adele (Feltrinelli) e In compagnia di Maicol (edito da Alogon, la rivista prodotta dalla comunità di cui era membro). Di quest’ultimo, non facilmente reperibile, è bene dare gli estremi: pagine 126, con tante foto a colori; e dire che si può sapere di più di “Alogon” scrivendo a cpsud@comunitaprogettosud.it.
Ho sempre considerato una grande fortuna quella di aver potuto conoscere queste tre donne d’eccezione e di esserne stato amico. La prima, Licia, ha saputo sostenere con grandissima dignità l’eredità di Pino. I suoi funerali a Milano sono stati un appuntamento commovente per tanti militanti di ieri che non hanno smesso di lottare per gli antichi e sempre vivi ideali di una società più giusta, nel ricordo degli “anni di piombo” ma anche perché Licia ha saputo raccogliere con dignità e perseveranza, insieme alle figlie, l’eredità di Pino. Che purtroppo non ho conosciuto anche se ho conosciuto molti suoi amici e se certamente l’ho sfiorato da frequentatore anche io di un circolo di cui era uno degli animatori, lo Scaldasole. Dicevano gli antichi che dietro un uomo di valore c’è sempre una donna di valore, e il caso di Licia ce lo ha dimostrato, con la sua dignità nel vivere il lutto nella condivisione dei suoli ideali. Ma si potrebbe anche dire che un prete ed educatore di assoluto valore come don Milani ha avuto a collaboratrice una maestra di altrettanto valore, che aveva lasciato il suo posto nella scuola per partecipare a un’esperienza educativa molto più radicale. Le sue memorie dimostrano una intelligenza da seria pedagogista, affascinata dal radicalismo don-milaniano…
Su Emma Leone e il suo libro tra diario e riflessione vale la pena di insistere, perché è la meno nota di queste donne bravissime, e di cui il libro di Alogon manterrà vivo il ricordo, sia pure in gruppi di minoranze attive socialmente e intellettualmente. Emma Leone era handicappata grave, in carrozzella da quasi sempre e in lotta contro i limiti che il male le imponeva. Il suo diario è un diario di riflessione e di lotta, ricostruisce un’epoca della nostra storia sociale, ché dapprima all’interno del movimento di Capodarco e poi con il Progetto Sud di Lamezia Terme, Emma ha saputo tenere a bada il suo male, con una ostinazione e un coraggio davvero esemplari. Il suo libro è anche una storia “visiva” e un diario in cui il personale e il politico si incrociano continuamente, avendo come filo conduttore la sua storia di coppia con Beppe, un “volontario” disceso dal Nord, solido animatore anche lui delle tante attività socialmente rilevanti portate avanti dalla comunità. Emma non chiedeva compassione, chiedeva amore e condivisione, e chiedeva ai suoi amici e alle sue amiche – spesso anche loro handicappati, sia pur in maniera meno grave della sua – una attiva partecipazione alle tante iniziative sociali della comunità – e alle sante rivendicazioni per gli handicappati di un posto vivo nella società, nell’organizzazione di azioni dentro e fuori dalle istituzioni e in dialogo costante con quelle, ma a partire da solide convinzioni minoritarie.
Sì, sono stato davvero fortunato ad aver goduto dell’amicizia di queste splendide donne.