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Per un’iniziativa di pace dell’Europa

Non con i progetti ribaditi nel vertice di Londra: un aumento del potenziale militare europeo. Al contrario, dalla proposta di un progressivo disarmo dell’Europa e della Russia. Sarebbe una doverosa riparazione del fallimentare e insensato bellicismo dell’Ue di questi tre anni; e un contributo contro la prepotenza trumpiana.

L’incontro di Londra dei capi di governo europei ha confermato la sostanziale subalternità dell’Unione agli Stati Uniti e la sua opzione per ulteriori armamenti. Eppure l’Unione Europea avrebbe un mezzo sicuro per difendere l’Ucraina, dopo l’agguato teso da Trump a Zelensky, che è stato anche un’umiliazione inflitta all’Europa intera: promuovere nei confronti della Russia, unitamente all’Ucraina, una seria ed autonoma proposta di pace.

Certamente le condizioni odierne di una trattativa sono assai peggiori, per l’Ucraina, di quanto non fossero tre anni fa, allorquando naufragò, in Turchia, un accordo russo-ucraino sulla fine dell’aggressione in cambio della rinuncia dell’Ucraina a entrare nella Nato e della sua accettazione di uno stato di neutralità.

Ma è altrettanto chiaro che una pace proposta dall’Ucraina con il sostegno di tutti gli Stati europei sarebbe sicuramente più giusta, più onorevole e più vantaggiosa di quella che proverrebbe dalla resa incondizionata e dall’estorsione di terre rare e di altri minerali pretese da Trump e concordate con la Russia di Putin, con la sprezzante esclusione dalla partecipazione al negoziato dell’Unione Europea e della stessa Ucraina.

Naturalmente una simile iniziativa di pace, per essere accolta, dovrebbe essere accompagnata non certo, secondo i progetti ribaditi nell’incontro di Londra, da un aumento del potenziale militare europeo, bensì, esattamente al contrario, dalla proposta di un progressivo disarmo sia dell’Europa che della Russia, sul modello dei negoziati tra Reagan e Gorbaciov negli anni Ottanta, da un annullamento delle sanzioni e, soprattutto, da reciproche garanzie di sicurezza. Si tratterebbe di una svolta, che avrebbe anche il valore di una doverosa riparazione della fallimentare e insensata politica bellicista dell’Unione di questi tre anni. Sarebbe inoltre un contributo alla pace diametralmente opposto alla prepotenza trumpiana, che si manifesta nell’incredibile pretesa che l’Ucraina, dopo essere stata incoraggiata e finanziata anche dagli Usa nella sua resistenza all’aggressione, debba oggi restituire tali finanziamenti nei suoi minerali preziosi solo perché il governo statunitense ha cambiato politica alleandosi di fatto con la Russia di Putin.

Infine si tratterebbe, da parte dell’Unione Europea, della ripresa della sua opzione per la pace e del suo ruolo di pacificazione che, non dimentichiamo, rappresentano il principale fondamento della sua stessa istituzione. Questa opzione e questo ruolo sarebbero invece contraddetti dalla follia di un aumento, fino al raddoppio – addirittura fino al 5% del Pil, come pretende Trump, rispetto al nostro già elevatissimo 1,5% – delle spese miliari, con conseguente crollo delle spese sociali.

Una simile follia, in un mondo già pieno di armi micidiali, tra cui oltre 12.000 testate nucleari enormemente più potenti di quelle su Hiroshima e Nagasaki e in grado di distruggere centinaia di volte l’intera umanità, ha una sola spiegazione: la pressione sui nostri governi, e soprattutto su Trump, delle grandi imprese produttrici di armi, in gran parte statunitensi.

È proprio sul disarmo che sta svolgendosi in questi giorni, a New York, dal 3 al 7 marzo, la terza conferenza dei 122 Stati che hanno stipulato, il 17 luglio 2017, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. A questa conferenza partecipa, a nome di Costituente Terra, la nostra Paola Paesano, che ad essa porterà le nostre tesi e le nostre proposte.

La proposta che avanzeremo è che i 122 Stati che hanno sottoscritto il trattato contro le armi nucleari, integrino tale trattato, oppure ne promuovano un altro sulla messa al bando di tutte le armi: non solo di quelle nucleari, ma anche di tutte le armi da fuoco.

Sarebbe questa la sola, effettiva garanzia della pace ed anche della sicurezza dalla criminalità armata. Solo la messa al bando globale e totale di tutte le armi, tramite un patto che, come stabilisce l’art. 53 del nostro progetto di Costituzione della Terra, preveda e punisca come crimini la loro produzione, il loro commercio e la loro detenzione può infatti rendere impossibili le guerre.

L’abolizione delle armi produrrebbe il passaggio della società internazionale dallo stato di natura allo stato di diritto, una generale civilizzazione del costume e delle relazioni sociali e la crescita della maturità intellettuale e morale dell’intera umanità. Il clima di pace che ne seguirebbe favorirebbe una rifondazione costituzionale dell’Onu, in grado di far fronte a tutte le altre sfide globali – il riscaldamento climatico e le crescenti disuguaglianze – dalla risposta alle quali dipende il futuro del genere umano.

I soli ostacoli sono quelli opposti dai giganteschi interessi delle industrie e del commercio delle armi e dai miserabili poteri politici ad essi asserviti o che di essi si servono a fini di potenza.

Articolo pubblicato anche da il manifesto del 5 marzo 2025