A Marsiglia migliaia di attivisti contestano i lavori del World Water Forum, che riunisce i governi e le corporation dei servizi pubblici. E chiedono che l’acqua sia un diritto e un bene comune
E’ stata una sessione molto interessante e partecipata quella che ha aperto il Forum alternativo dell’acqua a Marsiglia, proprio mentre quello delle istituzioni, organizzato dalle multinazionali dell’acqua, era a due passi dal fallimento, in parte annunciato. A fronte di una presenza quasi nulla al vertice delle multinazionali, soprattutto in confronto al precedente di Istanbul, sono stati molto più visibili i delegati e le iniziative dei movimenti sociali tra le strade di Marsiglia.
Da subito si è posta la voglia e la necessità di far uscire il movimento degli “acquiferi” dal rischio di un po’ di monotematismo e autoreferenzialismo, valorizzando le tante similitudini tra la nascita del primo Social Forum Mondiale, che contestava e denunciava l’illegittimità dell’appuntamento degli economisti a Davos, e il Forum alternativo dell’acqua, che si oppone, denunciandone l’illegittimità, a quello dove le istituzioni vengono portate dalle multinazionali. E quindi la possibilità di giocare un protagonismo sempre più forte nella rimessa in discussione di tutti i modelli, economico, energetico, di globalizzazione che fino ad oggi ci governano.
Mentre continuano a giungere persone, 2000 solo quelle che si sono iscritte online, le aspettative sembrano quindi rispettate, e subito nelle discussioni emerge la voglia di consolidare questo movimento anche a livello europeo con un impegno forte dei movimenti, del sindacato, delle associazioni. Piuttosto numerosa e accolta con molto favore la presenza del movimento italiano dell’acqua, che, forte della capacità di rete capillare e della vittoria referendaria travolgente, rappresenta ormai un punto di riferimento per Spagna, Portogallo, Grecia. E così mentre il sindaco di Roma Alemanno continua a farneticare di nuove quote da vendere ai privati dell’Acea, l’azienda dell’acqua della Capitale, infischiandosene del volere dei cittadini, l’elaborazione del movimento avanza e si contamina sempre più. Tanti momenti di discussione su come lavorare tutti insieme verso l’appuntamento di Rio+20 del prossimo giugno in Brasile, ma anche posizioni molto avanzate del mondo agricolo, presente ormai autorevolmente dentro il movimento dell’acqua, e che ad esempio oggi parla non più solo di diritto all’acqua ma dell’acqua.
Tuttavia, sono presenti esigenze molto diverse perché le realtà dell’America Latina, molto presenti, hanno la necessità di combattere situazioni come quella del Brasile, che da solo custodisce almeno l’11% dell’intero patrimonio di acqua dolce del pianeta ma vede 54 milioni di persone senza accesso all’acqua, o la rete colombiana dei movimenti, che ha raccolto ben 2 milioni di firme per richiedere un referendum contro la privatizzazione, ma vede tutto vanificato dal proprio Senato. Oppure realtà come quella francese, dove l’esperienza di ripubblicizzazione da parte della municipalità di Parigi dimostra che un’altra strada è possibile, o quella di altri Paesi come il nostro dove forse oggi si gioca la battaglia più dura: far rispettare la volontà popolare espressa nel referendum. Un Forum dove coesione e contaminazione tra movimenti, temi, esperienze e sfide possono essere le parole chiave. Strade non facili ma in gran parte obbligate.