La missione militare europea nelle acque bersagliate dagli Houthi ha come obiettivo ufficiale la protezione del traffico marittimo e della libertà di navigazione. Ma il vero interesse del nostro governo è quello delle aziende fossili. Da Greenpeace.org
Importante passaggio per il commercio alimentare globale – soprattutto cereali (14,6% delle importazioni mondiali) e fertilizzanti (14,5%) -, la rotta del Canale di Suez è strategica per le fonti fossili: da quel braccio di mare transita quasi il 5 per cento del greggio mondiale, il 10 per cento dei prodotti petroliferi e l’8 per cento dei flussi marittimi di gas naturale liquefatto (GNL). La guerra in Ucraina ha aumentato il flusso di petroliere e metaniere lungo il canale, sia in direzione nord, con la crescita delle importazioni europee e canadesi dal Golfo arabo per supplire al calo dei combustibili russi, sia in direzione sud, con la deviazione delle esportazioni russe verso i Paesi asiatici. Secondo un rapporto di Srm, il centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo, nella prima metà del 2022 il petrolio e i prodotti petroliferi transitati attraverso il Canale di Suez sono aumentati del 33,6% rispetto allo stesso periodo del 2021.