La legge Calderoli fa male sia al Nord sia al Sud e rischia di gettare il Paese in un caos amministrativo di cui non c’è bisogno. Non è mai troppo tardi per rimettere tutto in discussione e aprire un dibattito su quali siano i beni pubblici essenziali che lo Stato deve erogare. Da Il Corriere […]
Il dibattito sulla autonomia differenziata ha acceso gli animi e il referendum per abrogarla potrebbe costituire la grande battaglia di autunno.
Sembrerebbe bizzarro perché in un certo senso la Calderoli è una legge quadro attuativa, che dà gambe a quanto già previsto dalla riforma costituzionale del 2001, riforma voluta dal centro-sinistra. Ma non è un caso che quella riforma non sia mai stata attuata completamente. La nuova, purtroppo, non risolve nessuno dei problemi originari che ne spiegano l’insuccesso. Non è mai troppo tardi per rimettere tutto in discussione e aprire un dibattito su quali siano i beni pubblici essenziali che lo Stato debba erogare a livello nazionale e su come farlo per garantire sia efficienza che coesione territoriale. I problemi toccano sia la sostanza che la attuazione della riforma, ed è bene, per la chiarezza, distinguere i due aspetti.