Il lavoro umano nella trasformazione tecnologica e produttiva in corso resta fondamentale, con buona pace del mito della fabbrica completamente automatizzata. Nel libro-inchiesta “Il lavoro operaio digitalizzato”, che sarà presentato a Bologna il 24 gennaio, come cambiano gerarchie, tempi, responsabilità.
È appena stato pubblicato per Il Mulino il lavoro collettaneo a cura di Francesco Garibaldo e Matteo Rinaldini Il lavoro operaio digitalizzato. Inchiesta nell’industria metalmeccanica bolognese con contributi di Armanda Cetrulo, Valeria Cirillo, Daniela Freddi, Matteo Gaddi, Angelo Moro, Jacopo Staccioli, Maria Enrica Virgillito. Il lavoro ripercorre oltre due anni di ricerca di campo svolta dal gruppo di ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dell’Università di Bari in collaborazione con la Fondazione Sabattini e la FIOM CGIL di Bologna all’interno di alcune imprese metalmeccaniche bolognesi adottatrici di tecnologie digitali e dell’automazione riconducibili a Industria 4.0.
Sono cambiati i processi di lavoro? Quali trasformazioni in atto all’interno delle fabbriche 4.0? Quale lo spazio di intervento e negoziazione del sindacato? Queste sono alcune delle domande alle quali gli autori cercano di fornire una risposta prendendo esplicitamente le distanze da una prospettiva deterministica della tecnologia, considerandone la non neutralità e il carattere non esogeno rispetto alla struttura sociale.
Il libro, disponibile nelle librerie a partire dal 24 gennaio, verrà presentato in anteprima il 18 all’assemblea generale della FIOM di Bologna (presso il circolo Arci di San Lazzaro, Bologna) e il 21 presso lo stabilimento della Lamborghini (Sant’Agata Bolognese, Bologna). La prima presentazione pubblica si terrà il 7 febbraio presso la sala Borsa di Bologna (sarà possibile seguire la presentazione online).
Di seguito si riporta un estratto dalle Conclusioni:
“Il lavoro […] riporta quanto si è potuto comprendere attraverso la metodologia di ascolto delle soggettività dei lavoratori e delle lavoratrici esposti alla doppia trasformazione organizzativa – i sistemi lean e ad alta prestazione – e tecnologica – Industria 4.0. Pur nel rispetto delle specificità che presentano le diverse imprese coinvolte nella ricerca, è possibile identificare alcune traiettorie comuni che sono emerse dall’analisi dei casi studiati. In tutte le imprese coinvolte nella ricerca sono in atto, anche se in diverso modo e in diversa misura, processi di standardizzazione delle attività lavorative, di densificazione dei tempi e di aumento dei ritmi lavorativi, di riconfigurazione delle gerarchie interne, di trasformazione delle competenze degli operatori non necessariamente verso «l’alto» (anzi, in alcuni casi è stato riportato dagli intervistati un processo di impoverimento delle competenze), di diffusione di sistemi premianti (o sanzionatori) sul piano individuale e di monitoraggio della prestazione individuale sempre più stringenti e pervasivi. Tutto ciò si accompagna al riconoscimento, da parte degli intervistati, di significativi miglioramenti degli ambienti lavorativi sul piano della salute e sicurezza e dell’ergonomia delle postazioni e degli strumenti di lavoro. Inoltre, nel caso di alcune specifiche figure lavorative, anche dei reparti di produzione, si è certamente verificato un aumento di responsabilità e un parallelo incremento della discrezionalità, intesa come margine di azione all’interno di uno spazio eteroregolato, nello svolgimento della propria attività di lavoro, a cui tuttavia non sembra corrispondere affatto un aumento dell’autonomia, intesa come capacità di regolare (nei modi e nei contenuti) il proprio processo di lavoro. Allo stesso tempo, nonostante l’evidente incremento dell’adozione delle tecnologie 4.0 lungo i processi produttivi di tutte le imprese studiate, risulta evidente l’importanza che continua a rivestire la componente umana nel processo di lavoro, la sua capacità critica di azione e decisione, senza la quale «la macchina si fermerebbe», con buona pace dell’idea della fabbrica a luci spente che tanto ha affascinato e in certa misura continua ancora ad affascinare intellettuali e divulgatori. Le descrizioni delle condizioni di lavoro e dell’organizzazione del lavoro che sono state raccolte e analizzate fanno giustizia di un’idea distopica delle trasformazioni in corso, senza che ciò renda meno forte una loro valutazione critica, aprendo così la strada ad una riflessione propositiva. Valutazione critica resa possibile dal presupposto generale […] da cui ha preso le mosse la ricerca, ovvero l’assunzione non deterministica della tecnologia. È solo a partire da qui, infatti, che è possibile porsi certe domande. È di pertinenza del sindacato la contrattazione sulla tecnologia? Quanto è compito dei delegati e delle delegate costruire contrattazione sul processo di lavoro mediato dalla tecnologia? Quanto la contrattazione sulla tecnologia riapre spazi di appropriazione e rifunzionalizzazione del sindacato, all’alba della nuova esigenza imposta da Industria 4.0 di dovere contrattare anche sull’algoritmo che definisce i tempi e i ritmi?”