La finanza non è un videogioco. In molti hanno pensato che il libero accesso al mercato tramite le app di trading online possa aver dato finalmente l’occasione di “democratizzare” la finanza. Alessandro Messina, direttore di Banca Etica, ci ha spiegato come la realtà sia ben diversa.
In piena pandemia le principali borse mondiali sono in costante crescita, così come i titoli delle più grandi aziende tecnologiche, su tutte Amazon e Tesla, continuano a salire. Nonostante ciò, il mondo post-covid è precario quanto, se non più, di quello che lo ha preceduto. Una nuova bolla speculativa ha avuto caratteristiche inedite e costituisce forse uno spartiacque: mentre la blogosfera finanziaria continua a interrogarsi sulle motivazioni di tutto ciò, negli Stati Uniti si sta tornando a parlare di regolamentare il mercato delle transazioni finanziarie. La digitalizzazione sempre più selvaggia delle nostre identità ci costringe a interrogarci su un fenomeno che prende vita dalle app di trading online: la “gameficazione della finanza”, apogeo della geek culture.
Nel gennaio scorso, Gamestop, azienda leader nella vendita di videogiochi nuovi e usati, ha visto le proprie azioni balzare alle stelle. Il loro valore è aumentato del 1600 per cento, per poi crollare di nuovo due mesi dopo e infine risalire quasi al valore massimo a marzo. La storia ha raggiunto il congresso statunitense, dove i democratici hanno reagito invocando una tassa sulle transazioni finanziarie (FTT), uno strumento utile anche a finanziare alcune misure del programma di Joe Biden. Alessandro Messina, direttore di Banca Etica ed esperto di finanza sostenibile, ribadisce che una tassa simile «non è fatta per raccogliere risorse, dovrebbe essere una conseguenza e non l’obiettivo». L’obiettivo è contrastare le speculazioni, come spiega in un articolo pubblicato nel 2013 su sbilanciamoci.info.
Lo scorso anno l’azienda di videogiochi aveva attirato le attenzioni dei grandi fondi speculativi (Hedge Fund). Questi, tramite un’operazione di speculazione al ribasso detta vendita allo scoperto (short selling) avevano deciso di puntare sulla continua perdita di quel titolo azionario. E invece una contro-speculazione in grande stile, organizzata dagli utenti di un forum sul sito Reddit, è stata la risposta straordinaria di un gruppo numeroso di piccoli investitori. Hanno comprato in massa migliaia di strumenti derivati di quelle stesse azioni, ferendo gli inquilini più preparati di Wall Street nell’orgoglio, oltre che nel portafoglio. «Il problema non è il caso Gamestop, né i mutui subprime [alla base della crisi del 2006, N.d.R.]», spiega Messina. «Ogni volta che compri un titolo o scommetti in borsa, devi pagare una tassa se quest’azione ha intenti speculativi. Applicando una tassa di questo tipo, si può riportare la finanza nell’economia reale», e guadagnarne in stabilità. Robinhood, l’azienda online che ha offerto i servizi finanziari agli scommettitori del blog Reddit, nell’idea del fondatore si propone di “democratizzare” la finanza. Serge Latouche, economista e filosofo, diceva, riportando un proverbio francese: «Se hai un martello nella testa, vedi tutti i problemi a forma di chiodo». Adesso che abbiamo il mercato nella testa, è difficile pensare ad altre soluzioni se non il mercato stesso. I piccoli investitori, usando la stessa strategia dei fondi speculativi, amplificano la volatilità del mercato e rischiano di creare bolle speculative, come prova un’indagine della Banca dei regolamenti internazionali.
Un altro studio, dell’Università di Princeton, ci ricorda che bolle speculative si sono già create in passato, e nelle stesse modalità. Come dice Messina, «questo è un approccio incoerente con l’idea di “democratizzare” la finanza. Queste persone si illudono di condizionare i mercati, ma lì vince la logica del trading, una logica di brevissimo termine. Breve termine e democrazia non sono compatibili. Per ora, chi vince sul lungo termine è chi ha a disposizione molte risorse». I pesci piccoli si fanno strumentalizzare piuttosto che avere il controllo. BlackRock, mastodontico fondo d’investimenti americano (gestisce un patrimonio di quasi 9 mila miliardi di dollari), ha aumentato a dismisura il suo patrimonio schierandosi dalla parte degli investitori di Reddit. «Le logiche non sono più né finanziarie, né economiche, sono logiche da social network» continua Messina. «È quasi inevitabile. Abbiamo la scuola online, lo sarà ancor di più anche la finanza». La tecnologia è un acceleratore dei rischi e dei problemi. Ma alla base c’è la deregolamentazione della finanza.
Un altro grande tema è la concentrazione bancaria, come riporta su dirittobancario.it Mario Comana, ordinario di economia degli intermediari finanziari alla Luiss Guido Carli di Roma. Anche Messina insiste su questo punto: «La concentrazione bancaria è pericolosa perché allontana il credito dall’economia reale, rende il mercato meno concorrenziale e fa sì che le risorse siano sempre più destinate all’interesse di pochi».
Più concorrenza, più biodiversità bancaria, tassa sulle transazioni, e in generale più regolamentazione dei grandi fondi speculativi. Non è una ricetta che il neoliberismo che apprezza, certo. Ma le regole del gioco si fanno strada facendo e, per ora, non c’è alternativa che possa mettere tutti d’accordo.