Si continua a pensare – nei circoli occidentali – che la soluzione alla guerra in corso sia militare (la sconfitta sul campo di Putin), mentre può essere solo politica: intanto la ricerca di un accordo per il “cessate il fuoco”. L’invio delle armi invece prolunga la guerra e rischia di estenderla e di renderla più […]
Ci stiamo avvicinando alla fine del terzo mese di guerra e le cose in questo periodo non hanno fatto che peggiorare. All’intensificazione criminale della aggressione di Putin ha corrisposto un demenziale atteggiamento dei paesi occidentali e della NATO tutto rivolto a conseguire la “vittoria militare” sull’aggressore piuttosto che a raggiungere un “cessate il fuoco” per un compromesso accettabile da tutti.
Si continua a pensare – nei circoli occidentali – che la soluzione alla guerra in corso sia militare (la sconfitta sul campo di Putin), mentre può essere solo politica: la ricerca di un accordo per il “cessate il fuoco” sulla base del quale costruire le condizioni di una pace possibile che dia stabilità e sicurezza all’intera regione. L’invio delle armi invece non accelera la fine della guerra, ma la prolunga, rischia di estenderla e di renderla più feroce.
Ora, gran parte dell’opinione pubblica condivide queste preoccupazioni – come dimostrano alcuni recenti sondaggi – e vuole evitare l’aggravamento e l’estensione della guerra che porterebbe ulteriori sofferenze, distruzioni, perdita di vite umane. Come ricordiamo sempre, e come ha fatto Mauro Biani con l’illustrazione al nostro ebook I pacifisti e l’Ucraina, non si tratta di vincere la guerra, ma di vincere la pace. Con la logica della “guerra giusta” ci sarebbero (dopo 50 anni) ancora combattimenti a Cipro e (dopo 30) in Bosnia: forse gli accordi di pace che hanno messo fine a quelle guerre sono equi e soddisfacenti? Cipro (soprattutto) e la Bosnia Erzegovina sono ancora divise, come volevano gli aggressori, eppure abbiamo condiviso l’impegno a porre fine a quelle guerre e fermare gli eccidi. Meglio una pace ingiusta (gli accordi di pace non sono mai giusti, purtroppo) che una guerra classificata come giusta, ma che è solo un crimine, un massacro di povera gente.
Evitiamo la retorica e il delirio (militarista) di chi vorrebbe continuare la guerra sulla pelle degli altri. Troppi errori ha fatto l’occidente dopo la caduta del muro di Berlino, alimentando i nazionalismi (violenti) ad est, impedendo che si costruissero con il multilateralismo le condizioni di assetti delle relazioni internazionali fondati sulla sicurezza condivisa, alimentando la logica minacciosa delle alleanze militari e dell’unipolarismo.
Evitiamo l’ennesimo errore, che potrebbe essere fatale. La strada – difficile e impervia- è quella della ricerca del negoziato e di una soluzione politica. Quella militare, invece, ci porta verso il baratro.