Sotto sotto/Esiste un approccio di tipo democratico verso la sfiducia. Il fine in questo caso è di vegliare affinché il potere eletto rimanga fedele ai propri impegni, di trovare i mezzi che permettano di sostenere l’esigenza iniziale di un servizio per il bene comune
(…). Ne distinguerò tre modalità principali: i poteri di sorveglianza, le forme di interdizione, l’espressione di un giudizio. All’ombra della democrazia elettorale-rappresentativa, questi tre contro-poteri delineano i contorni di quel che propongo di chiamare contro-democrazia. Questa contro-democrazia non è il contrario della democrazia; è piuttosto la forma di democrazia che contrasta l’altra, la democrazia dei poteri indiretti disseminati nel corpo sociale, la democrazia della sfiducia organizzata di fronte alla democrazia della legittimità elettorale. La contro-democrazia fa in tal modo sistema con le istituzioni democratiche legali. Mira a prolungarne ed estenderne gli effetti; ne costituisce il contrafforte (…). Tutti gli indicatori della fiducia dei cittadini nelle istituzioni politiche rivelano una forte tendenza al declino (…). Così la scienza politica si è sforzata di distinguere le forme di «partecipazione non convenzionale», constatando che queste si moltiplicavano proprio mentre sembrava diminuire la frequenza alle urne. Gli indici di partecipazione a scioperi o manifestazioni, la firma di petizioni, l’espressione di forme collettive di solidarietà nelle disgrazie suggeriscono che non siamo entrati in una nuova epoca di apatia politica, e che l’idea di un crescente ripiegamento nella sfera privata è priva di fondamento (La politica nell’era della sfiducia, Città aperta, 2009, p.17).