“Sa, alle elezioni del giugno 2012 io ci avevo veramente creduto nella vittoria. Ci sono rimasto molto male quando alla fine non ce l’abbiamo fatta. Alcuni compagni del mio partito invece erano contenti, sollevati, quasi raggianti: dicevano che non eravamo preparati, che non eravamo in grado di assumerci responsabilità di governo. Sulle prime io ci rimasi molto male. Ma poi ho capito: venivano da una cultura di opposizione, erano molto spaventati all’idea di dover affrontare l’enorme compito di governare. E aggiungo che questi timori continuano a persistere dentro il nostro partito”.
Alexis Tsipras sorride nel suo immenso ufficio squadrato presso la sede del Parlamento greco, la “Boulè degli Elleni”, secondo la denominazione ufficiale. Dietro la sua scrivania troneggia uno splendido quadro che sprigiona fiamme in tutte le sfumature del rosso. È “Campi senza fine: Lefkada”, un’opera di un artista greco- americano, Theodoros Stamos, espressionista astratto della scuola newyorkese degli “Irascible Eighteen”, insieme con Mark Rothko.
Tsipras sa che mi sta facendo una confidenza delicata. I compagni refrattari al governo stanno pochi metri più in là, nel piano terra di questo enorme palazzo neoclassico costruito a inizi ottocento di fronte a piazza Syntagma come residenza reale per il giovane principe bavarese Ottone di Wittelsbach, il primo re della Grecia indipendente. Qui sono gli uffici del gruppo parlamentare della Coalizione della Sinistra Radicale SYRIZA, il primo partito di opposizione, a cui spetta, secondo la consuetudine della politica greca, un posto speciale nel gioco parlamentare: più tempo a disposizione, più possibilità di iniziativa, maggiore accesso alle informazioni “sensibili”, briefing riguardanti la sicurezza nazionale e altro.
Qui ci sono gli uffici dei 71 deputati di Syriza, su un totale di 300. Qui sono rappresentati tutti i movimenti interni, le vecchie “componenti” trasformate, come vedremo, in correnti interne. Qui ci sono anche i parlamentari che non nascondono le loro perplessità: la marcia del partito verso il governo è impegnativa, complessa e dall’esito incerto. Come reagirà la tetragona cancelliera tedesca? Cosa faranno gli altri governi europei? Domande ancora senza risposta. Ne parleremo a lungo.
Quello che conta però, è quello che pensa e fa il leader di Syriza. E Tsipras sta affrontando con decisione e coraggio questo travaglio della sinistra greca, schierandosi apertamente contro coloro che preferiscono il comodo angolino dell’eterna opposizione, garanzia di sopravvivenza. Per lui non c’è scelta: il paese sta scivolando violentemente verso il baratro, la società è allo spasimo, lo stesso ellenismo rischia di venir cancellato. Non c’è spazio per ripensamenti. Bisogna governare. E subito.
“Sento personalmente il peso di questa grande responsabilità, che è anche collettiva, di tutto il nostro partito”, mi confida pesando le parole. “Ho preso la decisione di assumere questo ruolo con tutti i rischi e le difficoltà che ne derivano: l’alto costo personale e collettivo di questo continuo, e anche sofferto, sforzo di lottare pur di ottenere qualcosa di meglio per il paese. In particolare, progettare e poi impegnarsi a realizzare importanti riforme e cambiamenti strutturali e di sistema. L’ascesa della sinistra al governo è un fatto di importanza decisiva, di certo non può essere considerata un semplice ricambio di governo. La parola chiave è cambiare: dobbiamo progettare e realizzare grandi cambiamenti: non governare l’esistente, ma trasformare il volto della Grecia.”
Dimitri Deliolanes. La sfida di Atene. Alexis Tsipras contro l’Europa dell’austerità, ed. Fandango, Roma 2015