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La guerra di Putin e il futuro del modello economico tedesco/ 2

La guerra in Ucraina ha modificato fortemente la situazione, ponendo la Germania davanti ad uno Zeitenwende, ad un “cambiamento d’epoca”. Tra le conseguenze del nuovo scenario vi è un importante aumento delle spese militari tedesche. Da Trasform! Italia.

Negli ultimi sei mesi, con la guerra Russia-Ucraina, la concorrenza cinese e lo spettro della de-globalizzazione che avanza, il modello economico tedesco ha perso buona parte dei driver su cui basava la propria competitività: le importazioni a basso costo di gas russo e materie prime; l’eccellenza nell’ingegneria meccanica a media tecnologia, in particolare nella produzione di automobili con motori a combustione interna e macchine utensili; le elevate esportazioni nel resto del mondo. Per ora l’unica leva rimasta sono i salari relativamente bassi nelle imprese industriali. Governo ed imprenditori si interrogano sulle decisioni strategiche da prendere. Olaf Scholz ha iniziato a disegnare una strategia di rilancio economico basata sull’espansione di nuovi settori che sia sostenuta insieme da Stato ed imprese e che preveda anche una nuova partnership tra Germania e gli altri Paesi dell’Unione Europea.

Zeitenwende, per un cambiamento d’epoca

Ai tempi di Angela Merkel, per oltre 15 anni la Germania aveva costruito una sua politica riappacificazione con la Russia – iniziata con l’Ostpolitik degli anni ’701 – che faceva leva sull’utilizzazione delle ampie riserve energetiche russe a basso costo per la produzione industriale2: con la guerra questo presupposto fondamentale è saltato e le conseguenze economiche che si annunciano con l’autunno appaiono devastanti per la Germania, in particolare (con la prospettiva di un razionamento energetico), ma anche per l’Italia e gli altri Paesi agganciati alla locomotiva industriale tedesca. Anche perché la Germania ha deciso di smantellare i suoi impianti ad energia nucleare (circa il 5% della produzione di elettricità) ed è nel bel mezzo della transizione da carbone e derivati del petrolio verso le rinnovabili.

L’autonomia dell’Unione Europea si sta riducendo sia sul piano politico, perché nessuna iniziativa viene prevista al di fuori della politica della NATO, evidentemente orientata dagli USA desiderosi soprattutto di logorare la Russia (e forse anche la UE), sia sul piano economico, perché accanto al ridimensionamento industriale, si annuncia anche un forte indebolimento finanziario segnalato dalla netta svalutazione dell’euro rispetto al dollaro (in questi giorni l’euro ha raggiunto la parità con il dollaro). Un’evoluzione che favorisce le esportazioni3, ma che al momento fa crescere in Germania (come nel resto dei Paesi dell’Eurozona) maggiore inflazione attraverso la crescita del costo delle importazioni di materie e prime e componenti (cresciute del 26,5%)4. Una seria minaccia per la sopravvivenza del modello economico tedesco: le sue vendite all’esportazione rischiano di essere sopraffatte dal forte aumento dei costi delle importazioni (come quelle energetiche ed alimentari, di cui la Germania è un grande importatore, e la gamma crescente di minerali delle terre rare difficili da reperire, ma necessari per la produzione di auto elettriche).

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