Con Stefano Kovac scompare uno dei protagonisti del lavoro per la solidarietà in ex Jugoslavia. Fondatore e poi direttore dell’ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà, negli ultimi anni presidente dell’Arci Liguria, fu tra gli organizzatori delle giornate del Forum sociale di Genova 2001.
E’ scomparso prematuramente Stefano Kovac, fondatore e poi direttore dell’ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà, negli ultimi anni presidente dell’ARCI Liguria. Fu tra gli organizzatori delle giornate del Forum sociale di Genova 2001. Negli anni ‘90, sin dall’inizio delle guerre jugoslave, fu attivo nel movimento di solidarietà con le vittime del conflitto, organizzando l’invio degli aiuti umanitari e l’accoglienza dei profughi.
Dalla prima metà degli anni ‘90, per oltre un decennio, come direttore dell’ICS aprì tanti campi di intervento umanitario con il Consorzio: Moldova e Balcani, Iraq, Palestina.
Ho avuto condividere con lui, per anni, anche se con ruoli diversi – ero allora presidente dell’ICS – gran parte di questo lavoro di solidarietà. Paziente, metodico, competente era stato a lungo il riferimento per gli operatori umanitari, le sedi, le strutture dell’organizzazione, terminale di tante richieste, sollecitazioni che gli arrivavano dalle parti più diverse. Doveva fronteggiare spesso compiti ingrati: i rapporti con le istituzioni internazionali, con la politica nostrana, con il volontariato dei vari gruppi di solidarietà che facevano parte dell’ICS.
Tutto fuorché autoritario, persona mite, era capace di ascoltare e confrontarsi per ore, dialogava e cercava di mediare, di trovare soluzioni che potessero conciliare l’efficacia del nostro lavoro con le aspettative – anche le più varie – che arrivavano dalle persone e dai gruppi. Gli anni ‘90 – in ex Jugoslavia – non furono un periodo semplice: il lavoro umanitario era complesso e difficile, i rischi (per la sicurezza) sul campo erano sempre dietro l’angolo, la difficoltà di conciliare la solidarietà con un profilo politico esigente e radicale dell’ICS era una sfida: per lui, come per tutti noi.
Macinava decine e decine di riunioni, migliaia di chilometri in giro per l’Europa; si confrontava per ore e ore con le persone. Era una persona molto generosa e accogliente. A Genova – nei giorni del vertice del G8 – fu il perno della logistica, e non solo, del controvertice del Genoa Social Forum. Non si risparmiò un minuto, dormiva due- tre ore per notte, passava dallo stadio Carlini al piazzale Kennedy – e ovunque – per risolvere i problemi tecnici ed organizzativi che via via insorgevano.
Con Stefano – sempre ironico e con la battuta pronta- scompare uno dei protagonisti di una generazione – quella “jugoslava” – che ha dedicato in quegli anni ‘90 la vita ad un impegno per la solidarietà e la pace: una dedizione piena e totalizzante. Stefano è stato in quegli anni riferimento per tanti; e tanti lo ricordano e lo ricorderanno per il bene che ha fatto, per la disponibilità che ci ha donato, per la generosità di cui è stato capace.




