Buon lavoro/Precari stabilizzati, riduzione dell’orario di lavoro, reddito minimo, 250 mila nuovi posti nel pubblico, servizio civile. E l’intervento dello Stato nell’economia per cambiare modello di sviluppo
Il primo maggio è un’occasione per tornare a discutere del lavoro. Il Jobs Act del governo di Matteo Renzi ha delineato in questi mesi il nuovo orizzonte del lavoro: un lavoro con meno diritti e con più potere alle imprese, un lavoro con contratti differenziati e con estesa precarietà, un lavoro con salari spinti in basso e senza protezione in caso di disoccupazione. Si tratta di una strada sbagliata. È sbagliata sul piano dei valori, perché il lavoro non è una merce, come ci ricorda la Costituzione. È sbagliata sul piano sociale e politico, perché riduce i diritti e la democrazia. È sbagliata sul piano economico, perché non è il mercato del lavoro flessibile del Jobs Act che ci farà uscire dalla crisi e aumenterà l’occupazione.
Abbiamo bisogno di un altro orizzonte, che metta al centro chi lavora. Per questo Sbilanciamoci! – sollecitato da Rossana Rossanda – ha preparato un rapporto alternativo al Jobs Act. il Workers Act. Le politiche per chi lavora e per chi vorrebbe lavorare, fra poco disponibile sul sito www.sbilanciamoci.info/ebook. Un rapporto che analizza le prospettive del lavoro in Italia, le conseguenze del Jobs Act e propone le politiche per un buon lavoro. Abbiamo raccolto idee e contributi di esperti e sindacalisti, delle associazioni che fanno parte della campagna, di gruppi che hanno lavorato sui diversi problemi del lavoro di oggi e abbiamo avanzato alcune proposte che anticipiamo in queste pagine. È il nostro contributo a una discussione urgente e importante sul futuro del lavoro, su come contrastare il Jobs Act e su come prendere la strada opposta di lavori di qualità. Un dibattito che deve rivolgersi a sindacati e forze politiche, ma deve coinvolgere anche i movimenti, gli studenti, le organizzazioni sociali che finora sono state ai margini della questione.
La questione del lavoro non si esaurisce infatti con le regole del mercato del lavoro. Il lavoro delinea le prospettive di vita delle persone: non è solo questione di salario e reddito, ma di conoscenze, possibilità di scelta, relazioni con altri, inclusione e mobilità sociale, realizzazione personale.
Le proposte di Sbilanciamoci! si muovono in quattro direzioni. La prima è l’intervento pubblico per la creazione diretta di buona occupazione per una buona economia. La seconda è l’intervento sugli orari di lavoro per la loro riduzione (in forma sussidiata) e la loro redistribuzione favorendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e l’equa ripartizione del lavoro di cura tra uomini e donne. La terza è la riforma dei contratti di lavoro che ne riduca drasticamente le tipologie, restituendo a chi lavora la protezione dal licenziamento e tutelando il ruolo dei contratti di lavoro nazionali. La quarta è l’introduzione di un reddito minimo che estenda davvero a tutti il sistema di protezione sociale, in particolare a quella parte del lavoro precario e autonomo che attualmente ne è esclusa.
Sono proposte che uniscono misure concrete, realizzabili subito, con un orizzonte di cambiamento profondo dell’economia. Impongono una maggior efficienza della macchina amministrativa, una nuova politica industriale, una diversa politica fiscale e una forte redistribuzione del reddito. Ma richiedono anche un cambiamento delle produzioni, dei consumi e degli stili di vita. Accompagnano e devono essere accompagnate da una trasformazione economica e culturale nella direzione della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale. Per questo affrontano aspetti diversi e complementari, da discutere insieme, in un confronto sul futuro del lavoro, su quello che c’è e soprattutto su quello che non c’è, e potrebbe esserci.