Il governo, giocando con proposte come Chioggia e Lido, ha prolungato sine die il passaggio delle grandi navi tra il bacino di S.Marco e il canale della Giudecca. La denuncia dell’ignavia della Capitaneria di Porto e la prepotenza di Msc Crociere.
Ancora e ancora si è sfiorato il disastro, una grande nave della Costa Crociere domenica, complice il cattivo tempo, ha rischiato di andare a sbattere contro la banchina di Riva San Biagio e poi contro la Riva dei Sette Martiri.
La questione delle grandi navi da crociera a Venezia fa emergere un comportamento dell’esecutivo che sta sottraendo e negando quel tratto distintivo della democrazia costituzionale che è l’insieme di limiti e vincoli espressi dalle procedure e dalle norme imposti dalla legislazione a cui i poteri politici, pur in maggioranza, devono attenersi.
Sulla individuazione dei percorsi e degli attracchi delle grandi navi crociera a Venezia continua la sceneggiata con l’elencazione di singole soluzioni inconcludenti, impraticabili, sbagliate ognuna di difficile se non improbabile condizione realizzativa, che non rappresentano alcuna soluzione del problema se non quella che ha per effetto quello di prolungare sine die il passaggio delle grandi navi da crociera dal bacino di S.Marco ed il canale della Giudecca .
Si continua a indicare soluzioni non legittimate dalle norme, con ipotesi progettuali mai portate ad alcun livello di sviluppo per alcuna valutazione con stime e dichiarazioni che non hanno un benché minimo riscontro tecnico e scientifico. E su questo scenario troppa stampa non aiuta a fornire le dovute informazioni.
Ed anche il ministro Toninelli si presta a questo gioco irresponsabile con esternazioni che volutamente ignorano procedure e normative vigenti nonché atti amministrativi e iter progettuali di selezione ed approvazione che si sono svolti dal 2012 e che vengono sistematicamente aggirati.
E le sue ipotesi su Chioggia (sito interno alla laguna) e S. Nicolò al Lido lato mare non hanno alcun progetto, nessun studio di impatto ambientale e di conseguenza nessuna procedura di valutazione di impatto ambientale può essere approntata.
Eppure il ministro Toninelli (e gli altri) dovrebbero sapere che qualsiasi soluzione proposta sul tema del tracciato e degli attracchi delle grandi navi da crociera a Venezia deve essere supportata da un progetto elaborato in conformità al codice degli appalti sviluppando tutti quegli elementi programmatici, progettuali e ambientali, tempi e costi necessari per la VIA; e che nella fase di scoping sviluppando il progetto e lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) vengono messe in rilievo tutte le criticità che devono essere superate per affrontare la VIA.
Così come il ministro Toninelli continua a e tacere sull’unico progetto giacente nel suo ministero di un terminal crociere alla bocca di Lido (fuori dalla laguna) approvato dalla VIA, che rappresenta una via praticabile alternativa al passaggio delle grandi navi per il bacino S.Marco ed il canale della Giudecca mentre la legge gli impone di inviarlo al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici e al CIPE e dovrebbe sapere che non dar seguito alle procedure previste dalle norme può essere catalogato come reato di omissioni e rifiuto di atti d’ufficio.
Inoltre il ministro Toninelli ignora l’inerzia e l’inadempienza della Capitaneria di porto di Venezia che non ottempera ai propri obblighi di tutela della sicurezza della navigazione marittima all’interno della laguna di Venezia sotto il duplice aspetto dei pericoli che possono derivare dalla nave e da quest’ultima all’ambiente ad essa circostante. Capitaneria di porto che non individuando quella soluzione alternativa praticabile che prevede un nuovo Terminal crociere alla bocca di Lido, fuori dalla laguna, che ha ottenuto il parere positivo della commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), fa perdurare il grave rischio per la tutela ambientale lagunare conseguente al passaggio delle grandi navi.
Rischio che oggi si è puntualmente e inevitabilmente materializzato dopo il gravissimo sinistro occorso il recente 2 giugno u.s. alla “MSC OPERA “ per un’avaria al motore.
In proposito vale la pena ricordare che esiste un esposto alla Procura della Repubblica della Associazione Ambiente Venezia del Comitato No Grandi Navi che denuncia il rischio presente nel passaggio delle grandi navi da crociera e la particolare condizione di pericolo immanente insito in tale passaggio considerata la particolarissima sensibilità e vulnerabilità ambientale della laguna di Venezia ove sono presenti ecosistemi continuamente posti a rischio anche tenuto conto di rilevanti aumenti di traffico marittimo. E mette in evidenza l’inerzia della Capitaneria di Porto.
In questo confuso contesto c’è ancora chi prefigura attracchi interni alla laguna che prevedono l’ingresso attraverso la bocca di Malamocco e il canale dei Petroli per giungere a Marghera realizzando una nuova stazione marittima per navi di grandi dimensioni in zona industriale in aree private (con un cambio di destinazione d’uso da industriale – manifatturiero a turistico-ricettivo) e lo scavo del canale Vittorio Emanuele per far giungere le navi più piccole fino a 100.000 tonn. di stazza alla Marittima. Ipotesi verosimilmente impossibili per le numerose criticità già note ed espresse in più occasioni quali gli effetti negativi sull’idraulica e morfodinamica lagunare per l’impatto del dislocamento lungo i 24 km di accessibilità nautica, lo scavo di milioni di metri cubi di fanghi per lo più inquinati, la penalizzazione logistica ed economica dei traffici industriali e commerciali interessanti i terminal di Marghera, il rischio di incidenti rilevanti per il passaggio in aree industriali a rischi interferenze con le paratoie del Mose, i lunghi tempi previsti (7-8 anni) per una eventuale realizzazione ecc.
Ed in queste ipotetiche soluzioni, tutte interne alla laguna, si inserisce la MSC Crociere, la quale, sull’onda di una situazione di emergenza nella croceristica veneziana, che la MSC stessa ha determinato a seguito del gravissimo incidente provocato da una sua nave crociera (la MSC OPERA) il 2 giugno u.s., chiede all’Autorità Portuale di poter utilizzare la banchina al molo A di Marghera (attualmente la banchina è adibita al traffico porta container) per attuare un approdo per le proprie navi crociera. La MSC Crociere modificherebbe così a proprio vantaggio la concessione ad uso commerciale che scade nel 2023 per il rinnovo di una nuova concessione di imbarco e sbarco di croceristi e metterebbe sul piatto della trattativa con l’Autorità Portuale la disponibilità a spostare il terminal container nell’area Montesyndal dove dovrebbe sorgere la nuova piattaforma logistica che in origine doveva costituire il terminal di terra del porto off-shore voluta dal precedente presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e accantonato dall’attuale presidente Musolino. Una vicenda che penalizzerebbe pesantemente il traffico commerciale di Marghera. E tutto ciò avviene senza alcuna trasparenza con incomprensibili ruoli del ministro Toninelli, del presidente della giunta regionale Zaia e del sindaco Brugnaro nonché degli stessi sindacati portuali che a differenza dei loro colleghi metalmeccanici e chimici si sono dichiarati disponibili ad una gestione mista commerciale e passeggeri sulla banchine di Marghera.
Una grottesca ed inqualificabile situazione venutasi a creare per precise responsabilità e connivenze dei soggetti decisori che costringerà a rendere sempre più convinte e radicali le nostre mobilitazioni.
Armando Danella fa parte dell’ Associazione Ambiente Venezia 5 luglio 2019