Top menu

Il minuetto dei potenti d’Europa

Un passo di danza verso un partner, un inchino, una brusca girata di spalle e mani tese a un partner diverso. Procede così, da mesi, il minuetto tra i potenti d’Europa

Angela Merkel è al centro del ballo, accanto al presidente della Bce Mario Draghi; da un lato ha i politici tedeschi più conservatori, dall’altro i leader europei, Mario Monti in prima fila. Ieri a Berlino c’è stato il passo di danza tra Merkel e Monti, con inchini reciproci e qualche piede pestato. I primi esprimevano compiacimento sui “progressi” fatti con l’austerità, “premiati” ieri dai mercati finanziari con tassi in calo all’asta dei 9 miliardi di titoli italiani. Molto meno diplomatico è stato il rifiuto tedesco di assegnare la licenza bancaria al Meccanismo europeo di stabilità, la nuova forma che avrà presto il fondo salva-stati, e che potrebbe fermare la speculazione moltiplicando la capacità della Bce di acquistare titoli invenduti. Mario Draghi ha danzato ieri via intervista: inchino alla Merkel quando chiede per l’Europa “un vero controllo sui bilanci nazionali”, una girata di spalle quando minaccia che l’intervento della Bce “potrebbe richiedere in alcuni casi misure eccezionali”. I damerini della destra tedesca ottengono dalla Merkel un irrigidimento, mentre gli altri leader, Hollande in testa, ottengono un inchino all’esigenza della crescita. In quella direzione, Mario Draghi si è dato molto da fare, in un anno ha stampato e regalato alle banche 1200 miliardi di euro – un valore quasi pari al Pil italiano – ma senza risultati: ora l’Europa intera è in recessione e a luglio è crollato il credito a famiglie e imprese nei paesi della periferia.

Mario Monti chiude gli occhi di fronte alla caduta dell’economia italiana ed esibisce la propria austerità, assicurando che continuerà anche dopo le elezioni; si inchina allo strapotere tedesco ammettendo che “le scelte dei Parlamenti e dei governi avvengono in un quadro europeo che dà precise linee guida per le politiche nazionali”, e poi prova a tenerlo a bada ripetendo che non avremo bisogno di aiuti europei.

Poi ci sono le cose che i ballerini si sussurrano all’orecchio. Si tratta della proposta tedesca di un nuovo Trattato europeo sul governo dell’economia (senza democrazia), fatto a immagine e somiglianza di Berlino, da discutere solo tra governi. Ci accorgiamo così che, al minuetto, Commissione e Parlamento europeo non erano neanche invitati, che peccato.

Nel settecento, i balli a palazzo reale servivano per sfoggiare potere e prestigio di fronte ai sudditi; ora i destinatari del minuetto sono le opinioni pubbliche dei paesi in cui si andrà al voto: dopo l’Olanda, Italia e Germania. I mercati finanziari non si fanno incantare dalle danze, sono loro a dettarne la musica. In questo ritorno di ancien régime, è difficile che un minuetto tenga insieme l’Unione europea. Èm impossibile che ci porti fuori dalla crisi. Potrebbe succedere che il terzo stato, fuori dal palazzo reale, decida di cambiare la musica?