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Il kit di sopravvivenza

L’idea del kit per sopravvivere proposto da Hadja Lahbib, Commissaria per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi nella Commissione di Ursula von der Leyen, è l’occasione di ripensare per un attimo a sé stessi, alla propria storia, all’oggi, alle ore correnti, a domani. Un suggerimento a pensare a 72 ore dopo un […]

Il kit per sopravvivere è sembrato uno scherzo ridicolo, o un’idea come un’altra, o un microscopico rilancio di fronte alle angherie del mondo. Noi umani, avendo la smania di dire la nostra su ogni novità che ci tocca – se non è proibita o pericolosa – ne abbiamo fatto un notevole argomento di conversazione. Così facciamo bella figura, ci mostriamo informati, ancor più se ci pagano per i pensieri forbiti o per le facezie e le stupidaggini che scriviamo (o illustriamo) da qualche parte; per le battute che tutto un gran pubblico sta a sentire, spesso replica, con commenti ed emoticon; oppure, un po’ distratto, si limita nel frattempo a mangiare, a pensare come passerà la serata. 

Per riassumerla in poche parole: l’idea del kit per sopravvivere proposto da Hadja Lahbib, Commissaria per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi nella Commissione di Ursula von der Leyen è l’occasione di ripensare per un attimo a sé stessi, alla propria storia, all’oggi, alle ore correnti, a domani. Detto altrimenti, il kit non è un’arma di guerra, un invito a dare battaglia contro gli eserciti nemici, come da qualche parte ormai si ritiene, ma invece è un suggerimento a preparare le prime settantadue ore – tre giorni – dopo il gran guaio, quale che esso sia stato: terremoto (bombardamento), alluvione, fuoco, freddo, buio. Tre giorni sono quelli durante i quali si resta forse nell’isolamento totale, nell’acqua, nel buio, nel freddo, nella paura, nell’ignoto, e si deve nonostante tutto avere cura dei propri cari; e sopravvivere.  (Niente di obbligatorio; Amazon lo offre a 26,90 eu.)

Cosa ho bisogno io per sopravvivere? In quali calamità mi sto infilando, o sono infilzato da giorni, da tempo immemorabile? Cosa mi potrebbe capitare, nel caso di una guerra simile a quelle, pietose, che vedo alla TV, delle quali sono in molti a sparlare e qualche altro a sparare? Chi minaccia noi? E ancora: la terra trema. Si muove la terra sotto i piedi nel napoletano, ai Campi Flegrei; la Basilicata va su e giù, altre regioni, nei dintorni, si sollevano e ricadono e tutti si rompe o potrebbe farlo. Chi rimane sotto, come può sopravvivere, aiutare i suoi, come venirne tutti fuori, a mani nude? Cosa mi serve per scavare e rompere, quale strumento pratico, quale temperino svizzero a nove lame mi sarebbe d’aiuto, potrebbe diventare la mia bacchetta magica?  Ho poi bisogno di una bacchetta magica? Ne esisterà una adatta a me?

Canta la più nota musica dei nostri giorni: “Una mattina mi son svegliata ..” Ecco, quella ragazza (Me l’immagino bella così) di che kit avrebbe bisogno per sopravvivere sulla montagna? Forse di un accendino e di un pacchetto di sigarette… e di un notes per scrivere poesie.

Dall’Algeria arrivano spesso buoni calciatori come Zinédine Zidane o Karim Benzema o donne belle istruite che talvolta in seconda generazione, hanno successo nella politica dei ricchi paesi europei. Il nome più noto è quello di Rachida Dati, già ministra della giustizia in Francia, o la “nostra” ben famosa Hadja Lahbib autrice – se così si può dire – del kit di sopravvivenza. Lahbib è nata in Algeria e si è formata all’università di Bruxelles, conquistando un alto ruolo nel governo del Belgio e poi nella Commissione europea. Essa ha l’incarico prima indicato e lo compie suggerendo a uomini e donne d’Europa di essere pronti e pronte ai casi, non impossibili, di guerre e terremoti già avvenuti di frequente negli ultimi duecento anni. Racconti di padri e madri, di nonni, di gente rimasta sotto per ore e giorni li abbiamo sentiti. Come? Non c’era acqua da bere, non una scatoletta di cibo? Davvero non c’era un cavatappi per le capsule a stella, non un apriscatole? E questo, ora dopo ora, per giorni interi? Il primo racconto in diretta-differita di un terremoto per me è stato quello di Spoleto nel 1917 noto però come terremoto che distrusse Monterchi causando una ventina di morti. La famiglia di mio padre era per qualche motivo a Spoleto; c’era la grande guerra e ogni famiglia andava dove poteva o forse c’era una nascita, un battesimo; e così di Spoleto racconta (raccontava) tutta la famiglia.

Il terremoto è molto più frequente della guerra, come ci ha ricordato la catastrofe del Myanmar con migliaia di vittime; imprevedibile evento. Contro i terremoti (meglio dire: a causa dei terremoti) si sono costruiti edifici capaci di reggere alle scosse, finché e dove era possibile. Poi altri edifici leggeri di tetto e meno rischiosi in casi di eventi improvvisi. Nei secoli precedenti, la popolazione, in gran parte povera, contadina, ha costruito per difendersi dai nemici e dai briganti arrivati d’ogni luogo per depredare e distruggere. Al giorno d’oggi ci sono altri pericoli per le famiglie: i disastri ambientali, naturali o umani che siano. Senza pretesa di conoscenze scientifiche, ne elenchiamo tre principali: alluvioni, incendi, frane. Le alluvioni principali si sono ripetute in Emilia Romagna per due anni di seguito, ‘23 e ‘24; l’evento principale di questo 2024 si è determinato in Spagna, a Valencia e dintorni. Sono andati sott’acqua … Sono andati a fuoco… grandi territori in altri mondi lontani, in Asia, nelle Americhe. Tra poco toccherà di nuovo a noi: meglio prepararci con regole suggerimenti studi. Meglio alzare barriere, approntare riserve, difenderci dall’avidità che ci circonda; dotarci di coltellini.

In altre parole, la favola del coltellino svizzero di Hadja Lahbib contiene un insegnamento o due per i bambini più grandi. Fin da piccolini voi avete goduto di qualche oggetto indispensabile: il succhiotto; la copertina tipo Linus, il vostro orsetto da letto. Poi, arrivata la scuola, è finito tutto; eppure, di nascosto a tutti, c’è sempre qualcosa di favorito, di indispensabile, qualcosa da salvare prima di tutto nel caso di un incendio, di un’alluvione, di una guerra. Per voi, divenuti ormai scolari l’oggetto mitico è il telefonino, come per me era un libro (quale non so) Per una bimba che conoscevo e adesso fa la scienziata, era una bambola. Così è anche per i genitori, i nonni, i nonni bis. Si vive, cari bambini, si sopravvive in paure tremende in intensi pericoli. La copertina di Linus, il succhiotto per voi cari nipotini; ma come certamente capite anche i vecchi hanno bisogno, come minimo, di un kit per sopravvivere.