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Il futuro dell’auto è “disarmante”

Si è chiusa la quarta edizione del convegno nazionale dell’Alleanza Clima Lavoro. Nessun cedimento da parte di sindacato e ambientalisti sugli obiettivi del Green Deal e la giusta transizione. E un secco no alla riconversione militare dell’industria auto. Tutti i materiali e le registrazioni dell’evento.

35 relatrici e relatori, 6 sessioni tematiche, 4 gruppi di lavoro, oltre 250 partecipanti. Si è chiusa con successo, nel segno di una rinnovata unità di vedute e intenti tra ambientalisti e sindacato, il convegno nazionale “Mobilità sostenibile al lavoro”, giunto alla sua quarta edizione e organizzato dall’Alleanza Clima Lavoro a Torino lo scorso giovedì 13 e venerdì 14 marzo. 

Dal convegno è emerso un messaggio chiaro: occorre accelerare, senza esitazioni e men che meno passi indietro, il percorso di una transizione giusta volta a raggiungere la neutralità climatica in Europa e in Italia, coniugando la lotta al climate change e la tutela del lavoro, la giustizia ambientale e quella sociale. In quest’ottica, non si può e non si deve derogare agli obiettivi fissati nel Green Deal di decarbonizzazione dell’economia, produzione di energia da fonti rinnovabili, promozione di una mobilità sostenibile ed elettrica tenendo ben fermo il phase out dei motori endotermici nel 2035.

Emblematico per le sfide che abbiamo di fronte è appunto il caso dell’automotive. Le proiezioni per il 2025, impietose, indicano che la produzione auto in Italia possa scendere ancora, attestandosi al di sotto delle 250mila unità e assestando di fatto un colpo esiziale ad un settore – componentistica inclusa – in crisi da anni, complice il progressivo disimpegno di Stellantis dal nostro Paese e la mancanza di una politica industriale da parte del Governo. Per far fronte a questa drammatica crisi produttiva e occupazionale a nulla – se non a prolungare ulteriormente l’eutanasia del comparto – servirà allentare gli impegni e le scadenze del Regolamento comunitario sulle emissioni auto di CO2, come pure è intenzionata a fare la Commissione Europea con il plauso e l’incoraggiamento, primo tra tutti, del Governo italiano. 

In questo contesto, peraltro, lasciano sgomenti le recenti dichiarazioni del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che a margine del Tavolo automotive dello scorso 14 marzo ha esplicitamente incoraggiato “le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita e redditività, come la difesa”. È assurdo pensare di poter salvare l’industria dell’auto riconvertendone le produzioni sul militare e distogliendo risorse e investimenti dal Green Deal per assegnarle al War Deal preconizzato dal Piano ReArm Europe della Commissione Europea. Tutt’altra è la strada da seguire, come è stato chiarito nel corso dell’appuntamento torinese dell’Alleanza Clima Lavoro.

Serve in particolare un piano industriale straordinario per l’automotive centrato sulla presenza di precise condizionalità sociali e ambientali, che reintegri innanzitutto l’80% delle risorse del Fondo tagliato in Legge di Bilancio e che favorisca l’attrazione di nuovi produttori in Italia. Inoltre, occorre una riforma del sistema di ammortizzatori sociali che associ garanzia e continuità occupazionale, integrazione al reddito di chi si trova in cassa integrazione o con contratto di solidarietà, accesso alla formazione e alla riqualificazione, anche sulla base di una mappatura delle competenze richieste per la transizione all’elettrico.

Sul piano della domanda, va implementato un piano di incentivi per veicoli a zero emissioni e l’elettrificazione delle flotte aziendali, insieme a un programma di social leasing per utilitarie elettriche a beneficio delle fasce meno abbienti della popolazione, sul modello della sperimentazione francese. Per recuperare il grave ritardo accumulato dal nostro Paese sul fronte tecnologico, occorrono infine investimenti robusti sulla produzione di batterie elettriche e sul riciclo dei materiali critici. Queste proposte sono state raccolte, inquadrandole nel contesto della crisi dell’automotive a Torino e provincia, in un volantino distribuito alle lavoratrici e ai lavoratori dello stabilimento Stellantis di Mirafiori, che ha così ospitato – presso la storica Porta 2 – la chiusura “eccentrica” del convegno dell’Alleanza Clima Lavoro. 

Nelle prossime settimane, l’Alleanza rilancerà la sua iniziativa sui territori e proseguirà il percorso intrapreso fin dal 2020 intensificando il dialogo tra ambientalisti e lavoratori e la pressione nei confronti del Governo, delle forze politiche e delle istituzioni, anche in Europa, per favorire la giusta transizione e il conseguimento del traguardo di una mobilità sostenibile ed elettrica che non lasci indietro nessuno.