Dopo i tre giorni di mobilitazione dal 21 al 23 ottobre in oltre 100 città, l’appuntamento nazionale del 5 novembre a Roma può essere uno snodo decisivo della mobilitazione per la pace nel nostro paese. Un messaggio al governo (che nasce), alle forze politiche, al parlamento per invitarli a prendere un’iniziativa autonoma nella direzione della […]
Sarà una grande manifestazione per la pace, quella di Roma del prossimo 5 novembre. Una grande mobilitazione, lanciata da un appello italiano come Europe for Peace, per chiedere l’immediato cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato su basi giuste. La continuazione della guerra sulla pelle della popolazione ucraina è inaccettabile. È l’ora della tregua e della via diplomatica, della trattativa, cui devono concorrere le Nazioni Unite e altri paesi che possono avere un ruolo di mediazione e di facilitazione del dialogo.
Pensare che si possa “vincere la guerra” è completamente illusorio: senza l’avvio di una soluzione diplomatica, il conflitto armato continuerà tra offensive e contro-offensive, tra avanzate e ritirate, tra vittorie e disfatte delle forze in campo. A pagarne il prezzo le popolazioni civili in Ucraina, ma anche i pacifisti e gli obiettori di coscienza russi che vengono perseguitati e incarcerati. Con in più il rischio della guerra nucleare sullo sfondo.
Ecco perché, dopo i tre giorni di mobilitazione dal 21 al 23 ottobre (iniziative in oltre 70 città), l’appuntamento del 5 novembre può essere uno snodo decisivo della mobilitazione per la pace nel nostro paese. Un messaggio al governo (che nasce), alle forze politiche, al parlamento per invitarli a prendere un’iniziativa autonoma nella direzione della via diplomatica: l’invio delle armi è una scelta sbagliata che invece di avvicinare la pace, fa incancrenire la guerra, in una prospettiva senza speranza.
Noi ovviamente non siamo neutrali: stiamo con la popolazione ucraina, con gli obiettori di coscienza e i pacifisti russi. Non siamo equidistanti, ma siamo “equivicini” a tutti quelli che soffrono le conseguenze di questa guerra. Ci siamo e ci saremo. Ecco dunque dove stanno i pacifisti: nelle carovane di aiuti che vanno a Leopoli e a Kiev, nelle manifestazioni, nei presidi, negli incontri per la pace in tutte le città italiane e a Roma il 5 novembre per chiedere che tacciano le armi e che si apra subito il negoziato. Per evitare conseguenze peggiori, l’allargamento della guerra e il rischio nucleare. È il momento di mobilitarci.