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Gli Stati generali dell’economia, non siamo a Cernobbio

Tutto ci serve in questa fase meno che un evento di facciata. La commissione Beveridge ci mise un anno e mezzo per chiudere il suo piano nel secondo dopoguerra. Non abbiamo tutto questo tempo. Diamoci però tre mesi per un percorso condiviso, partecipato. Dal blog su HuffPost.

L’idea del premier Conte di lanciare gli Stati generali dell’economia è sicuramente ottima. Pensare di organizzarli in pochi giorni, senza preparazione, senza documenti, in una sede esclusiva come un qualsiasi forum dello Studio Ambrosetti a Cernobbio è un’idea pessima.

Siamo in un frangente storico, nel bene e nel male, irripetibile. Lo è perché un’emergenza così drammatica non l’avevamo mai vista dalla fine della seconda guerra mondiale. E lo è perché siamo di fronte ad una occasione irripetibile per cambiare strada e far ripartire il paese su nuove basi, eque e sostenibili. E’ quello che chiedono migliaia di persone che stanno sottoscrivendo il documento In salute, giusta, sostenibile. L’Italia che vogliamo

Siamo in una fase in cui -di fronte ad una emergenza economica e sociale drammatica- possiamo utilizzare un’enorme quantità di risorse come non è mai stato, possiamo fare debito per sostenere gli investimenti pubblici, possiamo derogare dai vincoli europei. Abbiamo le condizioni per una svolta epocale. Ma dobbiamo avere una strategia, una linea di indirizzo, una visione di cosa vogliamo fare e dove vogliamo andare.

Il Decreto Rilancio mobilità ingenti risorse, ma non si vede un disegno organico (si veda l’analisi critica di Sbilanciamoci!). Tantissimi cerotti, molte misure necessariamente estemporanee, ma non ci sono ancora le coordinate di una linea di condotta organica e chiara. Le risorse del Recovery Fund saranno molto più ingenti di quelle mobilitate con il Decreto Rilancio e soprattutto una parte di queste saranno sussidi e le altre non graveranno sul debito. Abbiamo una cornice europea sostanzialmente condivisibile: interventi su tre direttrici (Green Deal, digitale, infrastrutture sociali e materiali) in una logica di sostegno agli investimenti pubblici e privati.

Abbiamo l’urgenza condivisa di rafforzare il sistema sanitario pubblico ed il welfare. Servono degli Stati generali, non una passerella a Villa Madama.

Siamo in una fase in cui -di fronte ad una emergenza economica e sociale drammatica- possiamo utilizzare un’enorme quantità di risorse come non è mai stato, possiamo fare debito per sostenere gli investimenti pubblici, possiamo derogare dai vincoli europei. Abbiamo le condizioni per una svolta epocale. Ma dobbiamo avere una strategia, una linea di indirizzo, una visione di cosa vogliamo fare e dove vogliamo andare.

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