Fu un movimento vario e unitario, quello che si vide a Genova nel luglio di vent’anni fa, colpito duramente da una violenza da regime sudamericano. Volevano dare una lezione al movimento. Ma la lezione l’ha data il movimento, scoperchiando il vaso di pandora dell’ipocrisia di un governo violento e succube delle istituzioni finanziarie internazionali. Quel […]
I 20 anni trascorsi da Genova (qui una riflessione collettiva) hanno confermato gran parte delle analisi e delle previsioni che avevamo fatto nei giorni del G8. Il dominio neoliberista di questo ventennio ha fatto aumentare le diseguaglianze e le ingiusitizie nel mondo, dato origine a guerre, mercificato la nostra vita quotidiana. Dopo il G8 di luglio ci fu l’attentato alle torri gemelle, l’inizio della guerra in Afghanistan, la crescita delle tensioni, del terrorismo e dell’instabilità in Medio oriente: la guerra contro l’Iraq, la repressione israeliana in Palestina, la repressione delle primavere arabe, l’inizio della guerra in Siria. E poi la crisi finanziaria del 2007-8 che sconvolse le economie di mezzo mondo. E molto altro. Quel G8 che doveva assicurare il governo mondiale (neoliberista) dell’economia e delle relazioni internazionali fu l’inizio di un grande disordine mondiale colmo di violenza, di ingiustizia, conflitti.
Prima di Genova, la contestazione dei movimenti al vertice del WTO a Seattle e nel gennaio del 2001 si era tenuto a Porto Alegre il Forum sociale mondiale in contrapposizione al forum economico di Davos: in tutto il mondo si era aperta una fase nuova dei movimenti globali che contestavano l’ordine delle cose esistenti, la supremazia di una élite globale in cui si sovrapponevano il potere economico-finanziario, quello politico-istituzionale e quello militare, quest’ultimo utilizzato per fermare la spinta al cambiamento, le contestazioni, la critica.
La brutalità con cui venne represso il movimento di Genova, la morte di Carlo Giuliani, è da ricondurre proprio a questa intenzione: fermare sul nascere (il governo Berlusconi si era appena insediato dopo il fallimento del centro-sinistra) l’avvio di un movimento ampio e plurale, che avrebbe messo in difficoltà anche il governo di centrodestra appena nato. Fu un movimento vario e unitario, colpito duramente da una violenza da regime sudamericano: pestaggi, torture, sospensione dei diritti e delle garanzie costituzionali. Volevano dare una lezione al movimento.
Ma la lezione l’ha data il movimento, scoperchiando il vaso di pandora dell’ipocrisia di un governo violento e succube delle istituzioni finanziarie internazionali. Quel movimento non si fermò. L’anno dopo, nel 2002, 800 mila persone marciarono a Firenze alla conclusione del Forum sociale europeo e l’anno dopo, nel 2003, più di 3 milioni di persone si ritrovarono a Roma per protestare contro la guerra in Iraq. Cosa rimane di quel movimento di 20 anni fa? Sicuramente tante analisi corrette e penetranti, che conservano validità ancora oggi, una cultura diffusa contro la mercificazione del mondo per portò alla vittoria del referendum sull’acqua pubblica nel 2011, la nascita e lo sviluppo di iniziative e campagne, come Sbilanciamoci!, che stava muovendo i primi passi proprio allora. Un’onda lunga che continua.