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Free education, lo studio non è un lusso

In Italia negli ultimi 15 anni quasi tre milioni di studenti non hanno terminato le scuole superiori. Una campagna per chiedere al governo che la formazione sia considerata un investimento sociale

Group of Multiethnic Busy People Working in an Office

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In Italia negli ultimi 15 anni quasi tre milioni di studenti non hanno terminato le scuole superiori. Negli ultimi 10, abbiamo perso quasi 500 mila immatricolati all’università (qui i dati più dettagliati). Dietro i freddi numeri si nascondono i nomi e i volti di centinaia di migliaia di persone per le quali lo studio è diventato un lusso e non un diritto.

L’istruzione e la cultura inaccessibili sono un costo sociale che paghiamo tutti noi ogni giorno con più disuguaglianze, l’espandersi delle mafie, un modello di sviluppo arretrato e senza innovazione. Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna Free Education, con una petizione online per fare cinque proposte concrete al Governo, dalla diminuzione delle spese militari alla promozione del copyleft (qui è possibile leggere e sottoscrivere la petizione). Con la campagna Free Education chiediamo in sostanza che quelli per formarsi siano considerati investimenti sociali e non costi individuali, e che quindi a pagarli sia la fiscalità generale. Per noi l’istruzione gratuita non è una provocazione o un’utopia, ma un obiettivo concreto, raggiungibile con un diverso uso delle risorse pubbliche e con una riforma della tassazione in senso progressivo. Si tratta di un obiettivo urgente perché abbiamo già perso troppo terreno nel confronto di molti altri Paesi europei e non solo, dove l’accesso all’istruzione e alla cultura è maggiormente garantito.

È interessante notare come il dibattito sull’istruzione gratuita stia riprendendo vigore proprio in quei Paesi che negli ultimi decenni hanno sperimentato le ricette peggiori in tema di diritto allo studio, come l’Inghilterra e gli USA. I tempi dunque sono maturi per cambiare radicalmente le cose, dopo decenni in cui la conoscenza è stata considerata una merce e non il prodotto di un processo cooperativo e naturalmente senza proprietari.

È particolarmente importante per noi portare avanti questa riflessione e questa azione nel cuore del nostro Continente, forse quello dove le contraddizioni del ruolo dei saperi all’interno dell’attuale modello di sviluppo si palesano maggiormente. Nel cuore di quella che sarebbe dovuta essere “la più grande economia basata sulla conoscenza del mondo” ci sono ancora ampie sacche di esclusione dalla conoscenza, con forti disparità territoriali e una riproduzione continua delle disuguaglianze per mezzo delle disuguaglianze. Non vogliamo nascondere le contraddizioni che sono forti anche nei Paesi europei economicamente più avanzati del nostro, ma riteniamo che l’Italia costituisca una vera e propria anomalia in termini di arretramento sul piano del diritto allo studio e dell’accessibilità all’istruzione. Per questo per noi non esiste contraddizione nel rivendicare un’istruzione realmente di massa e accessibile a tutti e allo stesso tempo rivendicare una profonda trasmissione dei paradigmi di tale istruzione, a partire dalla valutazione, dalla didattica e dalla ricerca.

Pensiamo che l’obiettivo dell’istruzione e della cultura gratuite e di qualità sia perseguibile su più livelli, partendo ad esempio da quello locale. Molte città stanno per andare al voto a giugno: chiediamo ai candidati sindaco un impegno particolare per rendere accessibile gratuitamente il patrimonio museale, archeologico e archivistico gestito dai singoli Comuni. Si tratterebbe di un tassello centrale per costruire un’idea diversa di formazione e apprendimento lungo tutto l’arco della vita, fuori da una dimensione strettamente legata all’aggiornamento professionale. Ma pensiamo che anche la dimensione continentale sia da tenere in considerazione: la nostra lotta deve trovare le necessarie connessioni con chi in altri Paesi europei è sensibile alla necessità di trasformare i processi formativi per trasformare la società. È importante mettere a sistema le esperienze diverse: nel nostro nuovo cammino sentiamo di poter imparare tanto dagli studenti del Quebec o del Cile, ma crediamo anche che ci siano progettualità a livello europeo altrettanto significative. Uniamoci, per l’istruzione e la cultura gratuite e di qualità, per costruire una nuova Europa a partire dall’accesso ai saperi!