La guerra terroristica di Israele – in violazione delle più basilari norme del diritto internazionale – sta provocando un conflitto generalizzato, la diplomazia è al palo. Molti avrebbero voluto manifestare il 5 ottobre, questure e prefetture vogliono impedirlo nel solco del ddl Piantedosi. Noi continueremo a manifestare per il cessate il fuoco e i negoziati.
Come molti avevano previsto la guerra israeliana dalla Palestina si è allargata: al Libano e alla Siria, allo Yemen, e domani potrebbe allargarsi all’Iran, incendiando tutto il Medio Oriente. La guerra terroristica di Israele – in violazione delle più basilari norme del diritto internazionale – sta provocando un conflitto generalizzato e il massacro della popolazione civile di Gaza continua senza fine. Niente sembra fermare la valanga di fuoco che sta devastando la regione.
Netanyahu continua a giocare con il fuoco e nella sua furia bellicista sembra avere un unico scopo: mantenersi al potere, usare la guerra per motivi di politica interna. Gioca sulla pelle degli ostaggi e sulla sicurezza di Israele per la sua carriera politica. Non lo dicono i filo-palestinesi, ma tutti i giorni i giornalisti e i commentatori dell’importante quotidiano israeliano Haaretz, che ha chiesto le dimissioni del premier israeliano. La reazione violenta degli Houti dallo Yemen e degli Hezbollah alimenta una spirale incontrollabile e il governo israeliano ne approfitta per moltiplicare le sue azioni militari: l’escalation è ormai nei fatti. La diplomazia è al palo: non solo quella delle Nazioni Unite, ma quella con ben più mezzi degli Stati Uniti e dei paesi europei più importanti. Del progetto di tregua a Gaza si sono perse le tracce: continuano le uccisioni della popolazione civile palestinese e gli ostaggi israeliani continuano a rimanere nelle mani di Hamas.
Sembra una situazione senza via d’uscita. Eppure non c’è altra strada se non quella di un immediato cessate il fuoco che permetta l’avvio di un negoziato e la protezione della popolazione civile. La popolazione palestinese è devastata, massacrata. Una parte della società israeliana è divisa, sconvolta da quello che sta succedendo e rischia di essere travolta dalla follia – razzista e discriminatoria – del fondamentalismo governativo anti-palestinese. Lo stesso razzismo sì rivolge ora all’interno della società israeliana contro chi si oppone.
Per questi obiettivi molti avrebbero voluto manifestare il prossimo 5 ottobre e nei prossimi giorni, ma i divieti imposti da questure e prefetture vogliono impedire il diritto di espressione e di manifestazione. Si tratta di una scelta ingiustificata e irresponsabile – che viola i principi costituzionali – e che si pone nel solco della filosofia del disegno di legge “sicurezza” in discussione ora al Senato. Noi, però, continueremo a manifestare per il cessate il fuoco, i negoziati, una conferenza internazionale per assicurare la pace e i diritti dei popoli in tutta la regione.