L’aria che tira/Un primo risultato è stato raggiunto: il governo delle Canarie ha indetto per il 23 novembre un referendum consultivo sul progetto della Repsol
Un primo risultato è stato raggiunto: il governo delle Canarie ha indetto per il 23 novembre un referendum consultivo a cui potranno partecipare anche i residenti stranieri e i sedicenni. Come era prevedibile il governo spagnolo ha deciso di portare la legge con cui è stato convocato il referendum dinnanzi al tribunale supremo, per chiederne l’annullamento.
Scontata la reazione: si voterà comunque. Se Repsol contava su un logoramento del movimento dopo due anni di mobilitazioni, ha sbagliato i conti. Nessuna sottovalutazione della forza dell’avversario, al contrario piena consapevolezza che non bastano cortei partecipati e resistenza per fermare il petrolio alle Canarie. C’è una diffusa consapevolezza che per vincere qui è necessario misurarsi e sconfiggere ciò che rende forte Repsol e i suoi mediocri e corrotti sponsor politici: il tentativo generale di riportare i combustibili fossili al centro delle scelte energetiche dell’intero pianeta. Ciò che dà forza alla decisione di trivellare le Canarie e le Baleari è il dilagare in tutto il mondo di autorizzazioni a bucare mari e terra alla ricerca dell’ultima goccia di petrolio, a cominciare dall’Italia di Renzi che pensa di sbloccare il paese rendendo facile la vita ai petrolieri e smantellando le rinnovabili. La forza del progetto di Repsol sta nella decisione americana di mettere mano alle proprie riserve di petrolio e cercare di convincere l’Europa a un trattato commerciale che aprirebbe la strada all’uso delle peggiori schifezze, dagli ogm al fracking.
Il rilancio dei combustibili fossili può contare sulla nuova commissione europea che, col voto determinante di una parte dei socialisti europei, Pd compreso, è chiaramente orientata a seppellire sia le rinnovabili che gli impegni ambiziosi e unilaterali di lotta al cambiamento climatico dell’Europa . Basta vedere a chi è affidata la responsabilità di clima ed energia Canete. A dare forza a questo tentativo è l’ennesimo fallimento dell’assemblea sul clima di Nuova York. Dietro l’ennesimo rinvio di ogni impegno vincolante al prossimo vertice di Parigi, sebbene interi popoli siano stati travolti dal previsto aumento di eventi meteorologici estremi, ci sono concretissime scelte di favorire la ricerca del petrolio ovunque. La novità di questa ultima mobilitazione è il tentativo di porsi a questo livello dello scontro animando in tutto il mondo azioni simboliche di solidarietà, da Roma a Istanbul, da Madrid, a Capo Verde, esponendo striscioni con la scritta «un’ora per le Canarie». E’ evidente che la solidarietà non è sufficiente per mettere in crisi il tentativo di incatenare il mondo ai combustibili fossili. Per questo si sta lavorando alla costruzione di una rete stabile che unisca le forze e i vari movimenti che si oppongono al progetto fossile. Potrebbe partire dalle piccole isole Canarie l’idea di organizzare in contemporanea al vertice sul clima di Parigi un grande social forum per unire le forze ed elaborare collettivamente un progetto sociale oltre che energetico alternativo.