Top menu

Coronavirus. Sei cose da fare per l’economia italiana

L’emergenza coronavirus rischia di mandare definitivamente al tappeto il nostro sistema sociale, economico e produttivo. La Campagna Sbilanciamoci! chiede con urgenza che il Governo intervenga in Italia e in Europa su sei fronti per uscire dalla crisi.

Il perdurare dell’emergenza coronavirus sta producendo un impatto enorme sul tessuto economico e sociale italiano. Si prospetta una grave recessione con effetti pesantissimi sull’occupazione, i consumi, la crescita della povertà, la capacità produttiva del Paese. Lo spread ha superato quota 200 (con evidenti ricadute sul debito pubblico) e la borsa italiana, perdendo oltre il 25% del suo valore in pochi giorni, ha annullato la crescita dell’ultimo anno.

Vi sono problemi serissimi sia sul fronte dell’offerta sia su quello della domanda.

Molte imprese nel Nord hanno rallentato la produzione, a causa della strozzatura nell’importazione di componentistica dalla Cina (con il conseguente drastico calo ed esaurimento delle scorte di magazzino) e delle difficoltà generali – negli spostamenti e nella logistica – determinate dai necessari provvedimenti presi dal Governo per arginare l’epidemia. Altrettanto seri sono i problemi sul lato della domanda: l’inevitabile drastico calo dei consumi interni produce conseguenze gravi sulla produzione nazionale.

Ancora non ci sono stime ufficiali, ma l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) nella memoria presentata alle Camere il 10 marzo 2020, prevede che “gli impatti potrebbero essere rilevanti soprattutto nel mese in corso”, affermando poi che “è del tutto probabile che nel complesso dell’anno 2020 il Pil si ridurrà”.

Sbilanciamoci! ha stimato qualche giorno fa una riduzione del Pil per il 2020 dello 0,9%, ma si tratta di una stima prudenziale: è probabile che sia molto più alta a causa del perdurare dell’emergenza e del rischio che, a fronte del probabile coinvolgimento degli altri Paesi, si inneschi una crisi economica globale. C’è il rischio di un peggioramento delle condizioni internazionali e si rischia una disintegrazione delle sedi di governance globale a favore di una deregulation sovranista delle politiche nazionali. In quel caso la riduzione del Pil potrebbe anche arrivare fino al 5%.

Ci sono alcuni settori particolarmente colpiti: il settore manifatturiero e in particolare quello dell’auto; il turismo; i trasporti e la logistica. In questi settori può esserci un crollo delle attività tra il 25 e il 50%: è – quest’ultimo – il caso del turismo e della ristorazione, che produce all’incirca il 6% del totale del valore aggiunto e dell’occupazione. Il rischio – come abbiamo detto alcuni giorni fa – è la perdita di oltre 250mila posti di lavoro.

Per l’Italia la situazione è particolarmente seria, considerate le condizioni di partenza già preoccupanti: nell’ultimo trimestre del 2019 il Pil era calato dello 0,3% e le previsioni per il 2020 erano di un timido +0,2%. Con l’ultima Legge di Bilancio si è evitato l’aumento dell’Iva, ma ben poco si è fatto in termini di sostegno agli investimenti e all’economia reale: i provvedimenti legati al Green New Deal – sul quale il Governo ha messo molta enfasi – sono molto modesti nella Legge di Bilancio, e quelli più importanti sono rinviati ai prossimi anni.

In Veneto, il 25% delle imprese (soprattutto medio-piccole e nel settore del tessile) ha dovuto sospendere la produzione (fonte: Unioncamere), in Italia il 28% ha subito conseguenze per il rallentamento della domanda, mentre per circa il 10% delle imprese i danni sono molto rilevanti (fonte: Confindustria).

Il Governo ha fronteggiato questa situazione di emergenza con una serie di misure necessarie, ma ancora insufficienti. Il decreto del 3 marzo scorso contiene alcune misure importanti – per un totale di 3,6 miliardi di euro, fino ad arrivare a un impegno di 7,5 miliardi in deficit – sul rinvio del pagamento di utenze, oneri fiscali e sociali, mutui; sulla cassa integrazione in deroga; su alcuni interventi sociali.

Ora, il Governo annuncia un complesso di 25 miliardi di euro di stanziamenti e assunzioni di 20mila infermieri e medici.

Salutiamo positivamente queste misure, che avevamo sollecitato una settimana fa esattamente negli stessi termini.

Come Campagna Sbilanciamoci! chiediamo e ribadiamo che è doveroso raccogliere (nell’ambito delle misure previste per un importo complessivo di 25 miliardi di euro) quanto esposto dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio nella memoria sopra citata: bisogna “affiancare all’azione dei singoli Paesi modalità di intervento definite a livello dell’intera euro zona, inclusa la possibilità di emettere debito con garanzia europea”. Gli interventi devono essere concentrati in queste direzioni:

  1. interventi nel settore della sanità pubblica, con: (a) l’assunzione – già annunciata dal Governo e proposta da Sbilanciamoci! nel documento del 4 marzo scorso – di 20mila infermieri e medici; (b) la riapertura di strutture sanitarie (piccoli ospedali, presidi, eccetera) chiuse in questi anni in base a un’inopinata politica di tagli alla sanità. L’emergenza ci impone in futuro un investimento più forte nel Servizio Sanitario Nazionale: basta tagli. Questa è l’occasione per rilanciare la sanità pubblica e un modello di coesione sociale fondato su un welfare universalistico e inclusivo. Non si tratta di un costo, ma di un investimento per il nostro futuro.
  2. Il rafforzamento di tutti gli interventi volti alla costituzione di un fondo di politica industriale finalizzato a evitare la chiusura delle imprese e a rilanciare le attività produttive in base alle nuove esigenze. Occorre poi istituire una “cassa sociale straordinaria”, ovvero una sorta di “garanzia lavoro” volta ad assicurare la cassa integrazione a tutti i lavoratori che ne avranno bisogno e un’indennità economica a tutti le persone con contratti co.co.co e a tempo determinato che ne necessiteranno. Nessuno deve perdere il lavoro per questa emergenza, nessuno deve subire riduzioni di reddito. Bisogna salvaguardare tutti i lavoratori ed enfatizzare la difesa dei lavoratori precari e a tempo determinato con tutti i mezzi. Inoltre bisogna potenziare tutti quegli strumenti – come il reddito di cittadinanza – volti a erogare sussidi economici alle fasce più disagiate e meno protette della società.
  3. Il varo di interventi straordinari e immediati: la sopra richiamata riapertura di ospedali e presidi sanitari chiusi in questi anni, così come la messa in sicurezza di scuole e di edifici pubblici, anche dal punto di vista delle norme sanitarie. Si possono aprire subito centinaia di piccoli cantieri, che darebbero lavoro a migliaia di lavoratori e possibilità di ripresa per le imprese. Si tratta poi di investire nelle dotazioni informatiche e tecniche delle scuole per permettere di attivare l’insegnamento a distanza.
  4. L’assunzione di 10mila operatori socio-sanitari nel settore pubblico per potenziare l’intervento di assistenza e di tutela dei diritti per le centinaia di migliaia di persone non autosufficienti (anziani, persone con disabilità…), attraverso il rafforzamento della rete dei servizi pubblici: assistenza a domicilio, accompagnamento, la tutela dei minori con i genitori ammalati, eccetera.
  5. Due miliardi di euro di finanziamento alla ricerca scientifica: si tratta di un investimento determinante in un comparto sotto-finanziato. Occorre attrezzare il nostro Paese di fronte alle sfide dei prossimi anni, non solo nel campo della ricerca medica e chimica, ma nel settore decisivo dell’innovazione tecnologica e scientifica, in modo da poter rendere protagonista la nostra economia e il nostro apparato produttivo nella competizione globale. Bisogna riportare gli stanziamenti per la ricerca ai livelli precedenti al 2008, prevedere un programma di assunzioni per 5.000 ricercatori e favorire il rientro dei ricercatori italiani all’estero.
  6. Il ruolo dell’Europa diventa in questo contesto fondamentale. La rigidità dei vincoli del Patto di Stabilità non ha oggi alcuna ragione di essere seguita. Serve una garanzia europea sul debito pubblico contratto per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Ed è necessario che la Banca Centrale Europea (Bce) favorisca con l’emissione di moneta l’acquisto di eurobond, e sostenga il finanziamento della Banca Europea per gli Investimenti (Bei) per effettuare investimenti a favore del Green New Deal e del rafforzamento dei servizi sanitari pubblici. È necessario in questo contesto rivedere – rafforzandolo politicamente ed economicamente – il processo di integrazione dell’Unione Europea: fin qui le politiche restrittive e di austerità non hanno funzionato. Bisogna darsi politiche economiche e fiscali economiche comuni con caratteristiche espansive che privilegino il lavoro, il welfare, l’economia della conoscenza, la sostenibilità ambientale e sociale.

Dobbiamo affrontare e uscire da questa crisi cogliendo l’occasione per ripensare il nostro modello di sviluppo, rendendolo sostenibile ed equo, regolando la finanza, rafforzando il ruolo dello Stato e delle politiche pubbliche, investendo nell’economia verde, facendo del welfare e della sanità pubblica gli architravi del nostro modello sociale.

Chiediamo, infine, di anticipare il più possibile la stesura della bozza del Documento di Economia e Finanza del 2021 e – prima della sua trasmissione al Parlamento – di condividerne con le parti sociali e la società civile le linee e le proposte individuate.