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Democrazie perdute nella spirale della guerra

Agli autocrati interessa la propria conservazione, l’immagine inflessibile e perciò l’esercizio permanente della forza. Per loro la proposta di pace è un atto di debolezza. Per i paesi democratici invece la trattativa e la tregua sono prove di forza e di responsabilità. Da il manifesto

L’aspetto più drammatico e insieme più penoso dell’escalation bellica in atto è la pochezza e l’irresponsabilità dei nostri governanti. Il Consiglio Ue parla serenamente della possibilità di una guerra globale, di uno scontro diretto con la Russia sul suolo europeo.

E della necessità di un ulteriore riarmo. «Prepararsi alla guerra per avere la pace» è la sciocca massima ripetuta dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. «Non bisogna impaurire la gente inutilmente: la guerra non è imminente», ha dichiarato in maniera tutt’altro che rassicurante Josep Borrell, rappresentante dell’Unione per gli affari esteri. E Macron, qualche giorno prima, aveva proposto l’invio di truppe Nato contro la Russia e poi ipotizzato il finanziamento della guerra con l’emissione di eurobond.

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