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Decreto Sicurezza, corteo nazionale il 31 maggio

La rete A Pieno Regime annuncia il corteo di sabato 31 maggio: «Sarà il più grande di opposizione al governo». 110 bus e 3 treni verso Roma, adesione anche di «Stop Rearm Ue» verso il 21 giugno (quindi anche Sbilanciamoci).

L’obiettivo è ambizioso: dare vita alla più grande manifestazione contro il governo da quando a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni. L’idea è che attorno alla battaglia contro il dl sicurezza si stia materializzando l’opposizione sociale alla destra.

L’appuntamento è per sabato 31 maggio alle 14 a piazza Vittorio per muoversi fino al piazzale Ostiense. Ieri, a presentare il corteo alla stampa, c’era anche Luca Blasi, assessore alla Cultura del municipio III di Roma e portavoce della rete A Pieno Regime colpito al volto dai manganelli della polizia antisommossa due giorni fa, mentre qualche centinaio di attivisti cercava di raggiungere piazza Montecitorio.

I numeri, in effetti, lasciano intendere che la partecipazione sarà davvero larga. Finora si contano 110 pullman e tre treni di manifestanti. I promotori fanno capire di volere politicizzare il più possibile l’evento: non si tratta solo di portare avanti la, sacrosanta, resistenza al «decreto Ungheria», ma di dare spazio e far convergere tutte le lotte e tutti i settori sociali che dal provvedimento si sentono minacciati. In questo modo, la manifestazione diventa un contenitore di battaglie e rivendicazioni che si rilanciano a vicenda, un moltiplicatore di istanze.

Blasi ripercorre gli eventi di lunedì, quelli che hanno condotto al suo pestaggio. «Avevamo detto chiaramente e pubblicamente quello che sarebbe successo – ha raccontato – Volevamo protestare pacificamente davanti al Parlamento. È ciò che succede in tutti i paesi democratici». Nelle parole di Blasi, il modello della disobbedienza civile si è rivelato impraticabile per via della repressione e del rifiuto di ogni dialettica di piazza. «Avevamo detto che sarebbe stato un corteo autoprotetto con delle figure di riferimento che in maniera pacifica avrebbero cercato di dialogare coi responsabili delle forze dell’ordine – prosegue – Io ero una di quelle. E invece, quando tutto era tranquillo, mi sono trovato di fronte a un’aggressione: alcuni agenti, senza nessun tipo di ordine, mi hanno attaccato e mi hanno causato un trauma alla testa che mi ha compromesso parzialmente la vista. Adesso dovrò fare delle visite oftalmiche per capire se andrà meglio». Per Blasi, la destra ha creato ad arte un clima che alimenta la discrezionalità gli abusi di polizia: «Il governo da anni dice che chiunque manifesta diventa un terrorista e un criminale, anche se lo fa pacificamente sedendosi per terra, facendo scioperi della fame oppure sperimentando forme creative di lotta. E allora è chiaro che qualcuno poi magari dalle parole passa ai fatti». Prova ne è che l’ineffabile sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro ieri abbia sostenuto che quelli che «la sinistra» considera «spazi di libertà» sono «spazi di criminalità».

Ci sono anche alcuni parlamentari. Anche loro testimoniano del clima repressivo: «Poter arrivare sotto ai palazzi del potere è un diritto. Il decreto sicurezza limita la libertà delle persone. Il dialogo tra le piazze che manifestano e l’opposizione è fondamentale», aggiunge il deputato Avs Filiberto Zaratti. «Non vogliamo sentire parlare di emergenza sicurezza – sostiene il capogruppo al senato Peppe De Cristofaro – L’unica emergenza è quella che riguarda i diritti sociali».

Arriva anche l’adesione del cartello Stop Rearm Europe, che sta costruendo l’altra grande manifestazione nazionale delle prossime settimane: quella del 21 giugno. «Saremo anche noi in piazza per chiedere la tutela di diritti civili, libertà d’espressione e d’informazione, contro l’approvazione del dl sicurezza, volto a criminalizzare il dissenso e il conflitto sociale e a considerare problemi di ordine pubblico la povertà e le emergenze sociali – affermano Arci, Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia, Attac e Transform Italia – Perché autoritarismo e militarizzazione si alimentano a vicenda in quanto aspetti delle stesse politiche liberticide. Il 31 maggio sarà una tappa fondamentale del percorso di mobilitazione verso la manifestazione nazionale contro guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo che ha già raccolto oltre 300 adesioni di reti, gruppi, organizzazioni politiche e sociali italiane, arrivando fino ad oltre 1500 sigle in Europa».

Articolo del manifesto del 28 maggio 2025