La crisi in corso apre l’opportunità per una radicale rivoluzione politica: un modello con al centro ambiente, scolarizzazione, sanità, ovvero lo sviluppo umano. Ma senza Eurobond l’Ue rischia la rottura, e all’Italia non resterebbe che guardare alla Cina. Da Greenreport.
L’attuale crisi sistemica è una nuova tipologia di shock? Sì e no. La sua diffusione globale è certamente una parziale novità. D’altra parte, l’evoluzione delle società umane è sempre stata caratterizzata da shock (pandemie, pestilenze, guerre, recessioni capitalistiche, etc.), che generano effetti distruttivi e creativi sul versante socio economico, cambiamenti anche radicali, e richiedono risposte di politica nel breve e medio periodo. Le risposte di politica (economica) di fronte alle crisi hanno caratteri comuni, ma possono ‘sfruttare’ la crisi per introdurre elementi nuovi volti ad affrontare non solo il presente – la crisi – ma anche il futuro, il post.
Superate le prime ‘titubanze’, che comunque mostravano ancora errate concezioni della macroeconomica europea da parte di alcuni esponenti e della stessa Lagarde, la Bce si è posta a supporto della crisi. Ma non basta, per nulla, come pure i mercati azionari – miopi ma non sciocchi – ricordano. La politica fiscale, usata pochissimo dall’Europa nel 2009-2010, deve essere al centro del discorso. Ricordiamo il possibile uso di Eurobond suggeriti da un decennio dal prof. Quadrio Curzio ed altri economisti: strumenti pragmatici e funzionali data anche il poco ricordato rapporto tra debito pubblico e Pil europeo, che è – da 10 anni ormai – ad un livello medio-basso (un super sostenibile 80%). Il margine c’è, dato che il deficit europeo e tedesco è intorno ad un pareggio (prima del coronavirus la Germania era ancora in avanzo di bilancio pubblico)