Sbilanciamoci! ha organizzato dal 2003 al 2012 la sua «Controcernobbio» a Bagnoli, Parma, Marghera, Torino, Cernobbio, Bari, Roma (due edizioni), Capodarco di Fermo, Lamezia Terme. Domani 3 settembre dalle 9,30, presso il CineTeatro–Oratorio in Via Cinque Giornate 8, tornerà a Cernobbio, a meno di un chilometro da Villa d’Este, dove oggi inizia il rituale incontro sul lago di Como, organizzato dallo studio Ambrosetti. L’incontro sarà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina di Sbilanciamoci!

DA UN LATO interverranno ministri del governo Draghi dimissionario (Di Maio), la Commissione Ue con il commissario all’Economia Gentiloni, banchieri e finanzieri, poteri più o meno forti che detteranno l’agenda al prossimo governo di estrema-destra dopo le elezioni del 25 settembre. Dall’altro lato, a poco più di 10 minuti a piedi, parleranno le associazioni che compongono la rete di Sbilanciamoci!, i sindacati Fiom e Filt Cgil, le organizzazioni lombarde e piemontesi della Cgil e, tra gli altri, Oxfam e il Forum Diseguaglianze e Diversità, Greenpeace e Legambiente, l’Unione degli Studenti e il movimento Fridays for future. All’incontro parteciperanno operai, riders, migranti, operatori sociali, reti civiche. E potrebbero non mancare proteste dirette.

IN QUESTO CONTESTO Sbilanciamoci! presenterà cinque proposte che porterebbero circa 40 miliardi in più l’anno allo Stato. Venti miliardi con la patrimoniale e circa altri venti con le altre misure da destinare alla riduzione delle tasse per i redditi sotto i 20 mila euro, al rafforzamento del welfare (istruzione, sanità), risorse per rafforzare i trattamenti pensionistici delle nuove generazioni che lavorano in maniera precaria e intermittente. Le risorse possono essere raccolte da una razionalizzazione progressiva delle micro-patrimoniali esistenti come l’Imu e quelle una tantum, esentando dal suo pagamento i ceti medio-bassi: il 97% degli italiani che hanno un patrimonio inferiore al milione di euro. Con questo ripensamento della tassazione esistente basterebbe una forbice tra lo 0,5% (per più di un milione di patrimonio) al 2% (per chi ha patrimoni superiori ai 500 milioni di euro) per incassare «32,5 miliardi di euro».

DALLA LOTTA all’evasione fiscale con una più stringente limitazione dell’uso del contante, l’incrocio delle banche dati e un rafforzamento del ruolo di controllo ed ispettivo dell’Agenzia delle Entrate. Da un provvedimento straordinario per tassare al 100% gli extraprofitti realizzati sull’emergenza energia e bollette. Così si potrebbero recuperare ben «42 miliardi di euro» con cui affrontare il caro-bollette e le misure più urgenti per far fronte alla povertà e ai disagi del prossimo inverno.

DALLA PROGRESSIVA inclusione, e assoggettamento alle medesime aliquote, di tutti i redditi da capitale e da lavoro nell’imponibile Irpef, e dall’aumento della tassazione flat dal 26 al 30% arriverebbero altri 3,7 miliardi di euro.

DA UN’IMPOSTA di successione progressiva sulle grandi ricchezze da un milione di euro in su, si passerebbe inoltre dall’attuale gettito di 831 milioni di euro (che arriva a 1,9 miliardi con le varie imposte di registro e sulle ipoteche) a circa 6,8 miliardi.

SUI REDDITI una vera riforma dell’Irpef comporterebbe tre scaglioni aggiuntivi (con aliquote più alte) per i redditi che superano di almeno 5 volte il reddito medio. Lasciando il 43% tra 75 e 100 mila, introducendo tra i 100 e i 200 mila euro un’aliquota del 50%, tra i 200 e i 300 mila del 55% e sopra i 300 mila del 60%. In questo modo si originerebbe un gettito maggiore di 2,8 miliardi di euro. Infine da una radicale revisione della tassazione sulle transazioni finanziarie attualmente in vigore si arriverebbe a un extra gettito di 3,7 miliardi annui.

SONO QUESTE LE BASI di un’economia «per le persone e per il pianeta» basata sulla proposta «Tax the rich». Lo slogan, onnipresente da più di un decennio di divaricazione paurosa delle diseguaglianze. In Italia, giusto per dare un’idea, questo significa che le duemila persone più ricche hanno accumulato una ricchezza superiore a quella dei 25 milioni di italiani più poveri. Uno solo di questi ricchi ha il patrimonio di 15 mila poveri. Il 3% degli italiani ha patrimoni superiori a un milione di euro, il 97% meno di un milione di euro. Questo progetto politico assai nitido è osteggiato dal neoliberalismo autoritario che aspira a guidare un paese piegato dalla crisi.

IN CAMPAGNA ELETTORALE, da destra, sono tornate le proposte ever-green di “flat tax”, un altro regalo ai ricchi, dopo gli extraprofitti delle società farmaceutiche e produttrici di energia. Con il presidenzialismo e l’autonomia differenziata, è il pacchetto classista che amplificherà l’appiattimento fiscale per cui chi guadagna 500 mila euro l’anno oggi paga poco più di chi ha un salario da impiegato. Un libero professionista benestante paga, percentualmente, la metà di tasse di chi lavora in un call center.

NON SI PUÒ però dire che, dall’altra parte, ci siano idee ugualmente chiare. I penosi e inutili interventi fiscali intrapresi dal governo Draghi rimpianto dai liberal-centristi sono stati annullati dall’inflazione. Inoltre, la prospettiva di un vigoroso, e socialmente legittimato, riequilibrio del prelievo fiscale, oltre che del potere di acquisto dei salari, è sistematicamente evitata.