Con l’Alleanza Clima Lavoro, presentata il 30 marzo a Roma, si prendono le distanze dall’idea che la transizione ecologica sia a scapito degli interessi della classe lavoratrice. Da terzogiornale.
Le parole ambientalismo e sindacato, ambiente e lavoro, sono state quasi sempre contrapposte. Negli ultimi anni, nell’immaginario politico collettivo, la rappresentazione è stata semplice (e semplificata). O si difende a tutti i costi l’occupazione, anche in caso di industrie inquinanti, oppure si difende l’ambiente senza curarsi delle conseguenze in termini di posti di lavoro persi e (almeno in alcune zone del Paese) in termini di desertificazione industriale. Poi si è scoperto che le cose non stanno proprio così, e che comunque la transizione (ovvero la grande riconversione in corso) impone un nuovo modo di affrontare il problema e nuovi occhiali per vedere.
Ambiente e lavoro possono essere perfino alleati, o comunque non nemici, riprendendo anche un grande filone culturale che si era sviluppato negli anni Settanta in Germania e in Italia, con l’esperienza delle battaglie per la riconversione dell’industria bellica e quelle del gruppo di Medicina democratica sugli ambienti di lavoro sani. Ovviamente, il mondo del secolo scorso non c’è più ed è per questo che servono, con urgenza, strumenti per il passaggio. È il senso dell’iniziativa di un pezzo del sindacato e di un pezzo consistente dell’ambientalismo italiano: la nuova “Alleanza Clima Lavoro”, presentata in Senato dalla campagna Sbilanciamoci!, della Cgil del Piemonte, dalla Fiom nazionale, insieme con importanti sigle della transizione: Kyoto club, Motus-E, Transport&Environment Italia, Legambiente, Wwf e Greenpeace. L’obiettivo principale è quello di creare un’Agenzia nazionale per la politica industriale e per la giusta transizione. Tutto all’interno della cornice del Green Deal europeo.
Strumento finanziario prioritario dovrebbe essere la Cassa depositi e prestiti, considerata lo strumento finanziario principe per sostenere e sviluppare imprese e strategie industriali. E cuore industriale della nuova proposta dovrebbe essere l’elettricità, intesa sia come elettrificazione del trasporto privato e pubblico, sia come avvio della produzione di batterie di nuova generazione per il mercato dell’automobile. Accanto a questo, nel ricco programma di proposte lanciato dall’Alleanza (vedi qui il testo integrale), è indicato anche lo spostamento del trasporto merci dalla ruota ai binari, e lo sviluppo e il massimo allargamento della cosiddetta mobilità dolce. Con la spinta soprattutto della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil, i promotori dell’Alleanza chiedono “un ruolo di primo piano al Tavolo sull’automotive promosso dal governo, insieme al rilancio della battaglia per il taglio di 41,8 miliardi di euro in sussidi ambientalmente dannosi”.