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BlackRock, politica e banche ombra

Sono poco chiari i contorni del recente incontro tra Giorgia Meloni e Larry Fink, l’uomo delle uova d’oro della speculazione finanziaria internazionale, indicato da Trump come potenziale sottosegretario al Tesoro. Tra le voci, quella di un accordo tra il colosso BlackRock e Sace, gruppo d’investimento del Tesoro.

Ancora non sono chiari i contorni di una notizia che gira da qualche giorno negli ambienti finanziari e su qualche quotidiano specializzato: il possibile accordo tra la Sace, il gruppo assicurativo e di investimento controllato direttamente dal ministero dell’Economia e delle Finanze, considerato il principale “partner di riferimento per le imprese italiane che esportano e crescono nei mercati esteri”, e il colosso della finanza mondiale, BlackRock, guidato da Larry Fink, l’uomo dalle uova d’oro della speculazione internazionale, indicato negli Stati Uniti come potenziale prossimo sottosegretario al Tesoro, in caso di vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre.

Il caso BlackRock-Sace ha quindi una rilevanza eccezionale, e risulta molto più importante delle passerelle mediatiche della premier Giorgia Meloni, “incoronata” a New York da Elon Musk, altro protagonista mondiale dell’avanzata del nuovo capitalismo dei bitcoin e dell’economia di carta. L’oggetto della trattativa segreta tra la Sace e BlackRock riguarda la possibile cessione del suo ingente portafoglio (3,3 miliardi di asset) al colosso a stelle e strisce. Il principale strumento di sostegno finanziario alle imprese del made in Italy nelle mani degli americani?

Sace, attraverso le parole della sua amministratrice delegata, Alessandra Ricci, ha sempre smentito questi contatti, e soprattutto l’intenzione di cedere a BlackRock un potere così forte. D’altra parte, la smentita è comprensibile (e forse anche credibile), visto che, nel caso di conferma dell’operazione, si tratterebbe dell’ammissione del cedimento a una manovra da “cavallo di Troia”. Nel teatrino mediatico, che piace tanto al ministro Salvini, si continua infatti a rappresentare la “difesa dei confini” dell’Italia come lo scopo principale del governo in carica, insieme alla protezione delle nostre imprese, che arrancano nella competizione globale sempre più nelle mani della Cina. Poi però, sottobanco, si fanno accordi con i ceo che operano per distruggere tutta la concorrenza, e quindi anche l’economia europea e nazionale. Un caso di protezionismo al contrario.

La notizia però è da interpretare e seguire nei suoi sviluppi, perché, nonostante le smentite mediatiche, le fonti sono state autorevoli visto che della “interlocuzione” ha parlato per prima l’agenzia Bloomberg, una decina di giorni fa; poi la notizia è stata rilanciata sulle pagine finanziarie. E appena trapelate le prime indiscrezioni, dopo il G7 in Puglia (durante il quale sarebbero avvenuti i contatti clandestini), è stato il ministro Giorgetti a rassicurare tutti sulla infondatezza della trattativa segreta, mentre da Palazzo Chigi cominciava a trapelare una certa irritazione. La stessa Meloni pare non l’abbia presa troppo bene, viste le ovvie ricadute politiche della faccenda. Ma come l’Italia che vuole avere un ruolo di primo piano in Europa, l’Italia che vuole trattare alla pari dei grandi sulle scelte strategiche dell’economia mondiale, cede i tesori di famiglia ai colossi statunitensi della finanza? E lo farebbe, tra l’altro, anche a sua insaputa? Le reazioni di Palazzo Chigi, per metterci una toppa, sono state inizialmente confuse e preoccupate: a un certo punto, si era anche ventilata l’ipotesi di un intervento “chiarificatore” della stessa Meloni. Poi però si è scelta la soluzione della sordina.

Noi, allo stato attuale, non sappiamo come stanno le cose. Ma abbiamo voluto parlarne perché ci sembra un fatto indicativo delle attuali tendenze di fondo. Dopo anni di dibattiti sulla fine dei “poteri forti”, e sulla politica liquida, c’è il rischio di scoprire realtà molto più preoccupanti delle fantasie distopiche di qualche malato di ideologia (e dietrologia). I poteri forti, a quanto pare, esistono, ma stanno cambiando natura e abiti. Negli Stati Uniti lo scontro sembra tutto politico e ideologico tra i democratici e i repubblicani, ma gli intrecci tra finanza e politica sono ormai molto profondi e spesso è difficile tracciare linee di demarcazione netta tra l’azione dei politici di professione e i professionisti della finanza, che poi, al di là degli algoritmi, è sempre politica.

BlackRock ha gestito il portafoglio di investimenti di Trump, offrendo grandi ritorni e guadagnandosi quindi la stima del candidato alla Casa Bianca, nonostante le divergenze politiche tra l’ex presidente protagonista dell’assalto a Capitol Hill e Larry Fink. In ogni caso, durante la presidenza Trump, Fink era stato nominato nel consiglio consultivo aziendale dello stesso Trump. E poi, per capire veramente l’entità dei fenomeni, si deve uscire dalla competizione americana per dare uno sguardo complessivo al mondo.

Attualmente, BlackRock rappresenta uno dei fondi di investimento più cospicui del pianeta, insieme a Vanguard e State Street: a fine 2021, i tre fondi detenevano complessivamente venti trilioni di dollari: e questi tre colossi sono i principali azionisti di circa il 90% delle società quotate sull’indice S&P 500, con particolare presenza in settori come farmaceutica, armamenti, idrocarburi ed elettronica. BlackRock, grande società di investimento con sede a New York, ha un patrimonio totale di diecimila miliardi di dollari (al 31 dicembre 2023), di cui un terzo in Europa. Una società privata che compete, facendo riferimento al Pil, con lo Stato che ancora pretenderebbe di guidare il mondo intero.

Per quanto riguarda l’Italia, l’operazione Sace è solo l’ultima di una lunga serie, vista la presenza già molto consistente di BlackRock sulla piazza finanziaria di Milano e nei pacchetti azionari delle principali grandi società. Sarebbe troppo lungo qui entrare nel merito delle “partecipazioni” del colosso a stelle e strisce. Solo qualche nome, per far capire la portata del fenomeno. BlackRock è presente nel mondo bancario (Unicredit, Banca Intesa, Mps, Mediobanca), nel mondo della farmaceutica, che ha fatto registrare profitti milionari con la pandemia, nei settori dell’energia, con Enel, nell’automotive (attraverso i rapporti con Stellantis di Tavares), nel turismo, con la massiccia presenza nel campo dell’Airbnb e degli alberghi. Le mani sulla città di Roma una volta erano quelle dei palazzinari e della grande rendita, oggi sono quelle dei grandi fondi finanziari e dei marchi del lusso. Perfino la Rai, con la presenza di un pacchetto azionario di BlackRock in Rai Way, non è immune da questa nuova grande “colonizzazione”. 

Piccola annotazione finale. Gli osservatori della finanza e dell’economia globale considerano Elon Musk una specie di genio, ma nelle mani di altri. Anche alla base del suo successo non ci sarebbero infatti solo le sue idee da imperatore del mondo (e dello spazio). Ci sono i soldi, tanti soldi. Ovvero ci sono i fondi finanziari, anche qui BlackRock e Vanguard che, secondo lo storico Alessandro Volpi, sono ormai i veri “padroni del mondo”.

Articolo pubblicato anche da Terzo Giornale