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All’Onu è il Palestine-day

L’80° Assemblea generale dell’Onu si apre con il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di paesi storicamente alleati di Tel Aviv come Regno unito e Francia. Ora sono 4 su 5 i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza a riconoscere la Palestina, che diventa banco di prova del futuro del sistema multilaterale. Da il […]

Si è aperta ieri a New York l’80esima Assemblea generale dell’Onu, in un momento di estrema debolezza per le Nazioni unite e di forti pressioni internazionali. Con crisi globali che spaziano dalle guerre a Gaza e in Ucraina alla lotta al cambiamento climatico, dalla disuguaglianza di genere ai dilemmi etici posti dall’intelligenza artificiale, questa settimana è più di una tradizione che si ripete. L’80esima sessione si è aperta con il titolo Meglio insieme: 80 anni e più per la pace, lo sviluppo e i diritti umani, a sottolineare l’importanza di questa istituzione proprio mentre si trova sotto attacco, ospitata in una nazione nuovamente governata da Donald Trump che non ha mai fatto mistero che, se potesse, la scioglierebbe anche domani.

«Ci stiamo riunendo in acque turbolente, persino inesplorate – ha sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres – Le divisioni geopolitiche si allargano. I conflitti infuriano. L’impunità aumenta. E la cooperazione internazionale è messa a dura prova da pressioni mai viste prima». Ma aggiunge che la concentrazione di quasi 150 leader globali nel Palazzo di Vetro resta, a maggior ragione in momenti come questo, «un’opportunità che non possiamo perdere».

QUELLA DI IERI, però, è stato il giorno della Palestina. Già domenica paesi storicamente vicini a Israele – Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo – hanno annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina, alla vigilia della Conferenza internazionale per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due Stati, allineandosi con la maggioranza dei paesi membri dell’Assemblea che lo hanno già fatto. La conferenza, avviata nei mesi scorsi su iniziativa di Francia e Arabia saudita, è forse il momento diplomatico più importante dagli accordi di Oslo, nonostante il riconoscimento come Stato membro resti un’ipotesi ancora improbabile: è necessario l’appoggio del Consiglio di Sicurezza, e su questo il veto statunitense è scontato.

«Qualcuno dirà che è troppo tardi, qualcuno che è troppo presto ma una cosa è certa: non possiamo attendere oltre», ha detto il presidente francese Macron ieri in apertura della conferenza ricordando la mancata creazione di uno Stato di Palestina nel 1947-48 quando a vedere la luce fu solo Israele, in violazione dello stesso piano di partizione della neonata Onu. Per questo, «oggi dichiaro che la Francia riconosce lo Stato di Palestina».

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