Cosa hanno ottenuto i metalmeccanici delle Big 3 (General Motors, Ford e Stellantis) dopo 40 giorni di sciopero a macchia di leopardo e con quali forme nuove di lotta. Il leader Shawn Fain ora vuole sindacalizzare anche i lavoratori delle fabbriche Tesla e dei marchi stranieri specializzati nell’elettrico.
Dopo più di 40 giorni, lo storico sciopero proclamato dal sindacato United Auto Workers (UAW) contro le tre grandi case automobilistiche USA (Ford, General Motors e Stellantis) ha portato i suoi frutti.
Il 25 ottobre, il presidente dello UAW Shawn Fain ha annunciato che il sindacato aveva raggiunto un accordo con Ford. L’accordo prevede un incremento salariale del 25% sui prossimi 4 anni e mezzo (di cui 11% erogato immediatamente), la re-introduzione dell’indicizzazione salariale (rimossa dopo la crisi del 2008), misure contro la segmentazione della forza lavoro fra lavoratori con contratto permanente e lavoratori precari e un miglioramento dei benefici pensionistici. Tenendo conto della clausola anti-inflazione, l’effetto complessivo sui salari orari dovrebbe essere di un aumento superiore al 30% per i livelli massimi e superiore al 60% per quelli minimi, e ancora maggiore per i lavoratori con contratti più precari, che vedranno aumenti fino al 150% su 4 anni. In valore assoluto, l’accordo porterebbe ad un guadagno per un lavoratore a tempo pieno di 68.200 dollari e fino a 193.000 dollari per i lavoratori a termine che otterranno un contratto stabile. Alla fine del contratto, un lavoratore a tempo pieno guadagnerà circa 84.000 dollari l’anno. Complessivamente, l’aumento raggiunto nel 2023 è superiore a quello degli ultimi quattro contratti collettivi con Ford sommati insieme.
Il sindacato ha inoltre ottenuto la possibilità di scioperare contro la chiusura di un impianto, elemento fondamentale per provare ad evitare che la transizione ai veicoli elettrici si tramuti in un taglio automatico ai posti di lavoro. L’accordo con Ford – che gli iscritti UAW dovranno ora decidere se ratificare – prevede anche maggiori diritti di informazione e consultazione per il sindacato sull’introduzione di nuove tecnologie, e investimenti per la formazione dei suoi iscritti su questi temi. Per quanto riguarda le fabbriche di batterie e veicoli elettrici, l’accordo prevede l’estensione del contratto collettivo anche ai lavoratori di due fabbriche, una in Michigan e una in Tennessee, una volta che l’UAW avrà completato il processo di sindacalizzazione in loco.
Dopo l’annuncio dell’accordo, gli iscritti UAW sono tornati al lavoro nelle fabbriche Ford. Questo ha aumentato la pressione su Stellantis e General Motors, dove i lavoratori restavano invece in sciopero. Il 28 ottobre, UAW ha annunciato di aver raggiunto un accordo anche con Stellantis. L’accordo in termini salariali è sostanzialmente identico a quello raggiunto con Ford, perché il sindacato ha seguito una strategia di ‘pattern bargaining’. Ma nel presentare i principali aspetti dell’accordo agli iscritti (i dettagli emergeranno una volta che partirà la procedura formale di ratifica), Fain ha evidenziato alcuni aspetti specifici dell’accordo con Stellantis. Il primo è che l’azienda si è impegnata ad aggiungere 5.000 ulteriori posti di lavoro nei prossimi anni, nonostante all’inizio delle negoziazioni avesse segnalato l’intenzione di tagliarne altri 5.000. Inoltre l’azienda si è impegnata a riaprire uno stabilimento in Illinois, che aveva chiuso a marzo di quest’anno, promettendo anche di aprirvi una linea di produzione di veicoli elettrici. Infine Fain ha annunciato che il sindacato avrà diritto di sciopero non solo sulla chiusura delle fabbriche – come già raggiunto a Ford – ma anche nel caso l’azienda si rimangiasse la sua promessa di investimenti. Commentando l’accordo con Stellantis, Fain non ha usato mezzi termini: “Stiamo cambiando il corso della guerra contro la classe lavoratrice americana”. Il 30 ottobre, anche General Motors ha capitolato, concedendo termini simili a quelli raggiunti da UAW con Ford e Stellantis.
La vertenza durata oltre sei settimane si chiude quindi con un successo significativo per il nuovo corso del sindacato guidato da Shawn Fain, eletto soli pochi mesi fa con una piattaforma molto più radicale rispetto ai suoi predecessori, grazie al lavoro di un gruppo di attivisti e attiviste all’interno del sindacato che hanno spinto per procedure più democratiche e trasparenti. Dall’inizio dello sciopero ogni venerdì Fain ha utilizzato una diretta online per aggiornare gli iscritti e il pubblico sull’andamento della vertenza. Anche nel presentare gli accordi con le Big 3, Fain ha enfatizzato costantemente l’importanza del dibattito fra gli iscritti, a cui spetta la decisione finale.
La scelta coraggiosa di scioperare per la prima volta in contemporanea contro tutte le Big 3, e l’utilizzo strategico dello sciopero “a macchia di leopardo”, che si è progressivamente esteso ai rami più profittevoli delle aziende, sono risultati vincenti. Anche a livello comunicativo il sindacato ha vinto nettamente la partita contro le aziende, sottolineando come gli stipendi dei CEO e i profitti siano cresciuti in maniera enorme negli ultimi anni, mentre i salari sono rimasti al palo. Nel corso dello sciopero, i sondaggi hanno mostrato come l’opinione pubblica fosse largamente favorevole agli scioperanti.
Il sindacato ha potuto sfruttare anche l’avvicinarsi delle elezioni, che si terranno nel prossimo autunno, dove Stati produttori di auto come il Michigan giocheranno un ruolo fondamentale. Questo ha spinto il presidente USA Joe Biden – la cui politica interna si fonda sul rilancio della classe media americana – a prendere la decisione storica di visitare i picchetti del sindacato in Michigan, la prima volta nella storia per un presidente in carica. Commentando l’accordo raggiunto con Stellantis, Biden lo ha definito “la prova del potere dei sindacati e della contrattazione collettiva di costruire buoni lavori della classe media, aiutando anche le nostre compagnie americane più iconiche a prosperare”.
La vertenza nel settore auto USA arriva dopo un rilancio generale della mobilitazione sindacale nel Paese, dopo anni di relativa stagnazione. Una mobilitazione favorita dalle condizioni del mercato del lavoro – che si trova in una situazione di quasi piena occupazione, ma anche da scelte più coraggiose dei sindacati. Le ramificazioni del risultato raggiunto dallo UAW potrebbero essere significative nel galvanizzare un numero ancora maggiore di lavoratori e lavoratrici a scioperare per migliorare le loro condizioni di lavoro e alzare ulteriormente la posta in gioco. Nel settore automobilistico, la sfida per lo UAW è ora estendere la sua rappresentazione anche ad altri produttori automobilistici che operano negli USA attualmente non sindacalizzati, come Tesla ma anche i marchi stranieri come Toyota, Hyundai e Volkswagen. Ma la sfida lanciata dallo UAW è ancora più ampia. La scadenza del contratto con le Big 3 è fissata al 30 aprile del 2028 e Shawn Fain ha invitato anche gli altri sindacati ad allineare la scadenza a quella data, così che a partire dal primo maggio di quell’anno i rinnovi contrattuali diventino un’occasione “per mostrare collettivamente la nostra forza”.