No alla leva e al riarmo, sì ai corpi di pace, no al Ponte ma riassetto dei territori senza consumo di suolo, tasse su super ricchi ed extra profitti bellici, no ai Cpr. Queste e tante altre le misure di spesa pubblica delle 54 associazioni di Sbilanciamoci! illustrate al Senato.
No al ripristino della leva militare e ai piani di riarmo, no al Ponte sullo stretto e alle grandi opere, no al consumo di suolo e sì agli interventi di bonifica e riassetto dei territori, sì alla transizione energetica e no ai sussidi ambientalmente dannosi, sì al ripristino di una forte progressività nella tassazione, no ai Cpr e ai centri per migranti in Albania, sì un sistema di accoglienza pubblico, diffuso e qualificato, sì a interventi di depenalizzazione e ad un maggiore sostegno alle comunità e alle case famiglia. Ci sono queste e tante altre scelte nella “finanziaria alternativa” di Sbilanciamoci!, presentata ieri, giovedì 4 dicembre al Senato. Il testo integrale del Rapporto della è scaricabile gratuitamente dal sito (qui).
L’aula Nassiriya di Palazzo Madama era piena di ospiti per la presentazione alla stampa del Rapporto sulla legge di bilancio, che copre la spesa pubblica impegnata nel triennio 2026-2028, e per illustrare le 111 controproposte elaborate dalle 54 associazioni aderenti alla campagna. Politici di centrosinistra, attivisti delle associazioni, sindacalisti, oltre ai giornalisti, hanno ascoltato gli interventi che in rapida successione hanno esposto in forma sintetica gli argomenti del rapporto, dall’analisi della manovra del governo, giudicata dal portavoce della campagna Giulio Marcon “modesta, lacunosa e sbagliata”, a quella alternativa, con misure dettagliate e concrete che utilizzino la leva pubblica per la pace, i diritti sociali e l’ambiente.
Dalle oltre 100 pagine del Rapporto Sbilanciamoci! sono stati elaborati 16 emendamenti, che, se anche non supereranno la tagliola dell’esecutivo, rimarranno agli atti e costituiscono una solida base comune per le forze di centrosinistra (Pd, Cinquestelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
Quest’ultima “controfinanziaria”, la numero 25 per Sbilanciamoci!, non ha l’impianto minimale della legge di bilancio che la premier Meloni si appresta a mettere ai voti in Parlamento – appena 18 miliardi impegnati, un impatto zero sulle prospettive del Paese per far posto al rientro dalla procedura di infrazione comunitaria e poi ad un mega ricorso a debiti Safe per il riarmo, come da programma del centrodestra. Il valore della contromanovra è invece 55,2 miliardi di euro.
Si propongono interventi di notevole impatto per una fiscalità più equa e progressiva, per una politica industriale improntata alla riconversione ecologica come motore di una ripartenza dell’economia italiana, ad oggi ferma con il motore imballato, per creare buona occupazione nella sanità, nei servizi pubblici, nell’istruzione, nella ricerca, nell’economia sostenibile, insomma, sia dal punto di vista sociale che ambientale.
“Le alternative proposte da Sbilanciamoci! disegnano un Paese che tanti italiani vorrebbero”, ha detto Alessandra Maiorino, vice capogruppo al Senato del M5S, “mentre al governo abbiamo un consorzio di lobbisti che tutelano banche, assicurazioni, Big Tech e grandi gruppi energetici”.
La conferenza stampa è stata anche l’occasione per esprimere solidarietà all’operaio della Fiom che è stato ferito a Genova durante una carica della polizia contro i lavoratori che protestavano sotto la Prefettura contro l’atteggiamento ottuso del governo sulla vertenza Ilva. E per lanciare alcune sfide alla maggioranza e al governo.
Christian Ferrari della Cgil ha sottolineato come le proposte di Sbilanciamoci! sono in piena sintonia con la piattaforma dello sciopero generale contro la manovra indetto dal sindacato di corso d’Italia per il prossimo 12 dicembre. “Il governo nega che la situazione economica sia in netto peggioramento – ha ricordato Ferrari – ma la nostra economia sta scivolando in recessione, con il crollo della produzione degli ultimi 3 anni, il mercato del lavoro in affanno, salvo per gli over 50enni per effetto della legge Fornero, e un’emergenza salariale aggravata anche dal drenaggio fiscale: 25 miliardi di maggior gettito dei lavoratori e dei pensionati che non viene restituito ma incanalato per migliorare i saldi di bilancio e far spazio ad un enorme aumento della spesa in armamenti”.
Il capogruppo al Senato del Pd, l’economista Francesco Boccia da parte sua ha minacciato il ricorso all’ostruzionismo parlamentare nel caso siano confermati gli articoli 123-128 della legge di bilancio nei quali di soppiatto sono stati inseriti i Livelli essenziali di prestazioni. In questo modo i Lep verrebbero definiti senza elaborare – e discutere in Parlamento – un apposito disegno di legge, una operazione simile a quella che era stata già fermata dalla Corte costituzionale. La Consulta, proprio in previsione di questa attesa legge organica, aveva escluso il ricorso al referendum sull’autonomia differenziata regionale a firma Calderoli. “Sui Lep daremo battaglia – promette ora Boccia – perché incidono su i trasporti, l’istruzione, la sanità, l’assistenza, dai nidi ai servizi per gli anziani, incidono dunque sulla giustizia sociale nel suo complesso”. E aggiunge: “Fermeremo questa operazione o altrimenti torneremo a raccogliere le firme per il referendum”.
Alfio Nicotra di Un Ponte Per, che insieme a Rete Pace e Disarmo ha curato la parte del Rapporto sul disarmo, ha affrontato il tema del progetto di ripristino della leva militare annunciato per febbraio dal ministro della Difesa Guido Crosetto. “Si tratta di un progetto fumoso basato su una leva volontaria che attiva in noi un allarme democratico – ha detto Nicotra – anche perché è inserito in una previsione di spesa da 130 miliardi nei prossimi 15 anni per sistemi d’arma mentre per noi non è il riarmo a garantire una vera sicurezza ma al contrario, occorre rifinanziare il servizio civile e sperimentare casomai i corpi di pace come operazioni-cuscinetto nelle zone di conflitto”.
Sofia Basso, dell’unità investigativa di Greenpeace, ha sinteticamente spiegato la nuova proposta inserita nel Rapporto Sbilanciamoci! di quest’anno: la tassazione del 50% degli extraprofitti delle imprese militari, che fa il paio sul fronte delle entrate alla riproposizione della tassazione dell’1% sui patrimoni superiori ai 5 milioni di euro, la proposta denominata Tax the Rich!, molto simile alla relativa proposta di patrimoniale sulle grandi ricchezze lanciata dalla Cgil di Maurizio Landini. “Dal 2021, quindi prima della guerra in Ucraina, al 2024 ci sono 15 aziende che hanno raddoppiato i loro profitti – ha sottolineato Sofia Basso – e nell’anno che sta per finire gli introiti sono lievitati a 1 miliardo e mezzo. Proponiamo di tassare questo extragettito per recuperare 750 milioni da investire in sanità e transizione ecologica, oltre che in una reale cooperazione allo sviluppo”.




