Dentro o fuori/Parla lo scrittore Nedim Gürsel: «L’adesione non è più all’ordine del giorno della politica e dei giovani di Gezi»
La Ue e la Turchia, una storia di relazioni che dura dal ’64. Che sguardo ha oggi la Turchia sulla Ue, mentre la prospettiva di diventare paese membro sembra allontanarsi? Ne parliamo con lo scrittore Nedim Gürsel, del Cnrs francese, autore di una trentina di opere tradotte in più di 25 paesi e che in Francia pubblica da Seuil. In Italia, tra l’altro, Feltrinelli ha tradotto La prima donna , da Pironti è uscito Il romanzo del conquistatore , mentre L’ange rouge , la sua ultima opera, è in traduzione da Ponte alle Grazie. Prima ai tempi della dittatura militare e oggi con il regime conservatore di Erdogan, i libri di Gürsel sono stati oggetto di censura nel suo paese d’origine a causa dei loro contenuti.
«Guardando i manifesti di propaganda per le elezioni europee, qui in Francia, ho visto che due partiti di destra usavano lo slogan “No alla Turchia”. Eppure la questione non è più all’ordine del giorno. Certo, il negoziato di adesione è iniziato nel 2005, ma adesso l’entrata della Turchia non appare più di attualità, tra la crisi economica della Ue e il governo Erdogan che si allontana dalla democrazia e che ha già voltato la pagina europea. In Turchia il desiderio di Europa non esiste quasi più, né al governo né tra la popolazione. Per me è un vero peccato, perché ritengo che se questa prospettiva non esiste più l’autoritarismo in Turchia guadagnerà sempre più terreno. La prospettiva di adesione all’Europa era un riferimento democratico che adesso non esiste più».
Di chi è colpa?
I torti sono condivisi. In Europa, due grandi paesi – la Germania e la Francia all’epoca di Sarkozy – hanno frenato e questo in Turchia è stato vissuto come uno schiaffo, che ha rafforzato i sentimenti nazionalisti. In un primo tempo, la prospettiva europea era stata utilizzata per combattere il potere dei militari, ma ora che questo è fatto non interessa più. L’Akp oggi al potere si è servito della prospettiva europea, senza condividerne la visione democratica e di laicità, usandola in modo tatticistico per far indietreggiare l’esercito. Oggi, con la deriva autoritaria in corso, le mani sui media, le restrizioni alle libertà individuali, le minacce allo stato di diritto, la Turchia non può più pretendere di soddisfare i parametri di Copenhagen e così, progressivamente, si allontana dall’Europa. L’unica cosa positiva è che Hollande, nel viaggio che ha fatto in Turchia e dove ero stato invitato anch’io, ha preso l’iniziativa di aprire uno dei capitoli del negoziato che erano stati bloccati da Sarkozy. Ma è difficile essere ottimisti. L’Europa è in crisi, mentre l’economia turca cresce a un ritmo del 4% l’anno, è diventata la 17esima potenza mondiale, presiederà il G20. Ad agosto ci sono le presidenziali, per la prima volta a suffragio universale a due turni. Erdogan mira ad avere maggiore potere e l’incubo europeo rischia di continuare, se vince, ancora per cinque anni.
Anche i giovani non guardano più all’Europa? Nelle manifestazioni di piazza Taksim non c’è stato nessun riferimento all’Unione europea, come in Ucraina.
L’adesione alla Ue tra i giovani è molto bassa. Di recente sono stato all’università di Izmir, ho discusso con degli studenti e il discorso dominante era: se l’Europa non ci vuole, noi non abbiamo bisogno dell’Europa in crisi. Il movimento di contestazione a Taksim e al parco Gezi è di grande ampiezza, rifiutano il governo, l’imposizione di un modo di vita conservatore, utilizzano Internet, aspirano alla libertà, ma manca il desiderio d’Europa.
La Turchia resta però un punto fermo della Nato. È anche alla ricerca di altre alleanze?
A un certo punto sono stati cercati altri partner economici: la Russia, la Cina. Ma più del 50 per cento del commercio della Turchia è con l’Ue, dopo l’associazione nel ’64 c’è stato nel ’95 l’accordo doganale e nel ’99 la candidatura all’Ue. Nel 2005 è iniziato il negoziato di adesione, ma in dieci anni non ci sono stati passi avanti. Su 35 capitoli di negoziati, ne sono stati aperti solo 14. È bloccato anche quello su giustizia, democrazia e stato di diritto, che sarebbe utile per obbligare la Turchia a riformare l’apparato giudiziario e renderlo indipendente.
La Turchia sta giocando un ruolo in Siria e anche in Ucraina. In che direzione?
In Siria la Turchia si è esposta troppo, credendo che Assad fosse finito, mentre adesso è nell’imbarazzo con la radicalizzazione dell’opposizione e il numero dei rifugiati in crescita, che costano caro. In Siria ci sono state tensioni con la Russia, mentre Ankara deve tenere buoni rapporti con Mosca, anche a causa dei tatari della Crimea, che hanno chiesto aiuto alla Turchia. Dai tempi dell’impero ottomano, i musulmani tatari avevano rapporti con la Turchia. Così oggi Ankara è in una posizione difficile.