Il rischio di uno spostamento degli equilibri politici verso destra. Nel mirino c’è il processo di pace in corso a Cuba tra il governo colombiano e le Far, portato avanti dall’attuale presidente Santos
Alla vigilia delle elezioni del prossimo 9 marzo, appaiono le prime crepe nell’accordo politico istituzionale con il quale il Presidente Santos cerca di sostenere il processo di pace attualmente in corso a Cuba tra il governo colombiano e le Farc, la guerrilla che presto compirà 50 anni di attività.
La pedina che ha espresso malumori è decisamente la più temibile: l’esercito. La storia colombiana è stata segnata profondamente dalla ferita del paramilitarismo, una strategia politica di estrema destra, finanziata con i soldi del narcotraffico e appoggiata da apparati delle Forze armate in funzione anti-insurrezione, attraverso omissione o collaborazione esplicita, come ormai ampiamente documentato (J. Cardona Días de Memoria, Aguilar).
La scommessa di Santos è consistita finora nel dialogare senza sospensione del conflitto e senza cedere controllo del territorio, evitando cioè zone demilitarizzate, come nel triste precedente dei Dialoghi del Caguán (1998-2002), dove la cessione di un’area (delle dimensioni della Svizzera) nelle mani della guerriglia fece aumentare drammaticamente il sequestro (ribattezzata la pesca milagrosa). Queste scelte politiche, insieme all’ascendente dovuto alla precedente carica di ministro della Difesa che ha inferto i colpi più duri alle Farc, avevano finora permesso mantenere una sostanziale approvazione delle Forze armate alla Mesa de Paz.
Tuttavia, le incertezze sull’attuale quadro politico, che sebbene vedrà quasi sicura la rielezione potrebbe anche presentare uno spostamento degli equilibri verso destra in caso di un’affermazione uribista in Parlamento, e i ripetuti scandali hanno fatto emergere il malcontento militare, fino alle dichiarazioni filtrate al quotidiano El Espectador, in un articolo del 23 febbraio scorso. Nell’articolo si menzionano sia la dichiarazione di una delle teste saltate a seguito delle ultime vicende sia una fonte anonima, entrambe in feroce opposizione a che il ruolo o le responsabilità delle Forze armate siano in qualche modo parte della negoziazione.
Innanzitutto bisogna illustrare gli scandali, tutti messi in luce da investigazioni giornalistiche della vista Semana. È dell’inizio di febbraio la scoperta che in uno dei tipici locali da almuerzo ejecutivo (menu fisso per il pranzo) nell’Occidente di Bogotá, si celava una struttura parallela per intercettazioni illegali, inclusi i telefoni dei delegati all’Avana. L’allarme è immediatamente scattato dal momento che è stato facile collegare questo episodio con la rivelazione da parte dell’ex Presidente Uribe (feroce nemico degli accordi di pace) delle manovre per trasferire alcuni delegati della guerrilla a Cuba (addirittura rendendo pubbliche le coordinate). In un’appendice allo scandalo della chuzadas (intercettazioni illegali), Semana ha rivelato alla fine di febbraio che addirittura Santos sarebbe stato intercettato (in questo caso attraverso l’indirizzo email).
È più recente la rivelazione di uno scandalo di corruzione nelle fila dell’esercito. In realtà si tratta di un segreto di Pulcinella, visto che nel biennio sotto inchiesta (2011-2012) ben il settanta per cento dei contratti si aggiudicarono per selezione abbreviata (una specie di contrattazione diretta, senza appalto trasparente). Tuttavia, l’eco ravvicinato delle notizie ha spinto il Presidente in carica a ben sette sostituzioni nella cupola di controllo.
I militari temono soprattutto che il processo di accertamento della verità e di riappacificazione con le vittime metta nell’occhio del ciclone l’istituzione, che secondo i dati pubblicati dal recente Rapporto del Centro de Memoria Histórica, sarebbe responsabile direttamente di una decima parte dei crimini.
Soprattutto, però, il timore più forte è quello che si giunga finalmente a una verità sul tema dei Falsos Positivo. Sotto l’ultima presidenza Uribe, si è scoperta l’infame pratica di uccidere campesinos e giovani degli strati più bassi attirati con false offerte di lavoro per farli passare come guerriglieri. Secondo dati della Procura generale pubblicati la penultima settimana di febbraio si parla di più di duemila investigazioni aperte e quasi 900 condanne per esecuzioni extra-giudiziali. Tra le conversazioni rese pubbliche dalla rivista Semana in merito allo scandalo corruzione, una rivela che uno dei generali deposti chiedeva addirittura di iniziare una sorta di guerra giudiziaria contro i magistrati che indagano sui falsos positivos.
Il timore da parte delle forze di sinistra è che l’eventuale accordo di pace e apertura di uno spazio politico per le forze insurrezionaliste spiani la via a nuove rappresaglie come nella tragica presidenza di Virgilio Barco (1986-1990), dove, a seguito degli accordi di Pace tra il Presidente Betancour e le Farc del 2 marzo 1986 (Accordi di Uribe, dal Municipio della regione del Meta dove furono ratificati) l’esercito e il narcoparamilitarismo organizzarono un genocidio ai danni della Unión Patriotica, il partito nato per superare la tradizionale chiusura a sinistra.
Otto morti tra i leader comunitari per la restituzione della terra nel solo ultimo anno – secondo i dati della Comisión Colombiana de Juristas – non sono un buon segnale.
Leggi qui l’Intervista a Carmen Palencia, candidata del Partido Liberal e attivista di Tierra y Vida