I sacrifici imposti dai governi europei ai cittadini saranno inutili, se non verranno accompagnati da una riforma dell’architettura finanziaria dell’euro
In questi giorni infiamma il dibattito sulla manovra Monti. In molti la contestano sul piano dell’equità e dello sviluppo, ma molti – da destra a sinistra – sono convinti della sua necessità. Un saggio di Marshall Auerback appena pubblicato (‘Europe’s non-solution: the ‘bazooka’ turned to on itself’, Real-World Economic Review issue 58) ci avverte invece che i sacrifici imposti da Monti – e da altri governi europei – saranno inutili se non verranno accompagnati da una radicale riforma dell’architettura finanziaria dell’Euro. In assenza di questa riforma la prospettiva è una spirale di ulteriori “necessari” sacrifici.
Il punto di partenza dell’analisi di Auerback è che gli Stati europei sono privi di sovranità monetaria: essi sono utilizzatori – e non emettitori – dell’Euro. Da questo punto di vista, somigliano agli Stati Usa che usano il dollaro, una moneta governata a livello federale. Ma questa banale constatazione è ignorata dai leader dell’Eurozona, che si rifiutano fermamente di far ricorso all’unico meccanismo che potrebbe fermare l’aggressione della speculazione: la creazione illimitata da parte della Bce degli euro necessari ad acquistare i titoli emessi dagli Stati dell’Eurozona. Anche la creazione dell’Efsf (il fondo europeo per la stabilità finanziaria) è inutile se non è accompagnato da un chiaro messaggio agli speculatori: tutti i titoli degli Stati dell’Eurozona verranno acquistati. Il che è un altro modo per tornare al punto chiave del ragionamento di Auerbach: chi altri, se non la Bce, può dare credibilità a questo messaggio grazie alla sua capacità illimitata di creare euro? E in mancanza di questo messaggio il risultato è già davanti ai nostri occhi: anche la Francia è “contagiata” dal virus della speculazione e presto sarà il turno della Germania. E ciò accade proprio perché – attraverso l’Efsf – gli Stati “virtuosi” si sono di fatto resi garanti dei debiti degli Stati “viziosi”.
La Bce ha in realtà comprato – e continua a comprare – titoli emessi dagli Stati in difficoltà. Ma questo viene fatto solo per tamponare le più consistenti falle del sistema, non per dare un segnale definitivo agli speculatori. Anzi, appaiono evidenti sia la riluttanza della Bce a usare quest’arma finanziaria, sia la non nascosta aspettativa di rinunciarvi al più presto. (E qualcuno ricorderà che addirittura alcuni consiglieri della Bce si dimisero per esprimere il loro dissenso all’acquisto di titoli greci). E ciò equivale – sottolinea Auerbach – a trasformare un potenziale bazooka in una cerbottana; o peggio, ad armare il bazooka per rivolgerlo contro se stessi.
Per evitare il suicidio non c’è dunque alternativa: l’acquisto illimitato di titoli statali da parte della Bce. Ma c’è chi sostiene che ciò equivalga ad allentare la pressione sugli Stati “cattivi” affinché procedano nel risanamento fiscale. In realtà, è vero esattamente il contrario: se la Bce compra i titoli della Grecia (e degli altri PIIGS) questi possono finanziarsi a tassi più bassi ed avere quindi più risorse da dedicare al riequilibrio dei loro conti interni.
E allora – si chiede Auerback – che senso ha la riluttanza della Bce a proseguire nel suo pur timido programma di acquisto di titoli nazionali? I noti timori tedeschi per un’altra Weimar non sono una spiegazione sufficiente; non solo perché suona ridicolo parlare oggi di rischio inflazione, ma anche perché la crisi di Weimar fu il risultato perverso – e preannunciato da Keynes – di una “punizione” inflitta a uno stato “cattivo” (In ultima analisi anche la crisi di Weimar è un esempio di “suicidio col bazooka”).
Certo, la Germania sta per andare al voto e Angela Merkel vuole rassicurare i suoi elettori: mai le loro tasse finanzieranno i debiti degli Stati “cattivi”. Ma persino Helmut Kohl – uno dei padri dell’Unione europea – ha sollevato forti dubbi su questo approccio che rischia di trasformarsi in un “muoia Sansone con tutti i filistei”.
Chi riuscirà a far cambiare idea alla Merkel? Sarà Mario Monti a chiedere che la Bce svolga quel ruolo di tesoriere che la Banca d’Italia ha abbandonato quando c’era ancora la lira? Ho i miei dubbi e concludo con le parole finali di Auerbach: prepariamoci a passare da una crisi all’altra e a finire tutti alle ortiche.